DOGE: GIOVANNI DELFINO. 315 de Crostein (o Grosteiu) e Giovanni Tronger, tutti di Strasburgo, attestano che Giovanni Meyer di Uninga sporse alla loro presenza querela al doge in nome di Bur-cardo Monaco contro Bartolameo Baviole da Milano dimorante a Venezia, per aver questi involato da Pisa cose spettanti al Monaco ; che il doge rimise il petente (munito di lettere imperiali) ai suoi consiglieri, questi lo rimandarono ai giudici di petizione, dei quali espongono la procedura ; che infine il reo fuggi. — Munita dei sigilli dei dichiaranti, per l’ultimo dei quali prestò il proprio Eberlino de Mulucheim. Data in Venezia nell’ ottava de’ SS. Pietro e Paolo. 211. — (1360), Agosto 28. — c. 94 (95) t.° — Il re d’ Ungheria partecipa di avere naturalizzato suo suddito Giovanni detto Pollo da Vienna : chiede sia trattato come tale, e che Venezia gli restituisca il suo (v. n. 155). Data a Buda. V. Liubió, op. cit., IV, 30. 212. — 1360, ind. XIV, Settembre 5. — c. 92 (93) t.° — Patente ducale in cui si dichiara che, ad istanza del nobile Giovanni del fu Giovanni della Scala, fu rinnovato il privilegio allegato. — Con bolla d’ argento. Dato nel palazzo ducale di Venezia. Allegato : 1353, ind. VII, Gennaio 30 (m. v.). — Privilegio di cittadinanza interna ed esterna con godimento delle prerogative dei nobili, rilasciato dal doge Andrea Dandolo per benemerenze a Giovanni del fu Francesco detto Checchino della Scala e a’ suoi discendenti. — Con bolla d’ oro. 213. — 1360, ind. XIII, Settembre 7. — c. 93 (94). — Privilegio di cittadinanza interna ed esterna, accordato per benemerenze ai nobile Tomaso del fu Bugamante de Proti da Vicenza e a’ suoi discendenti ; con divieto di navigare e trafficare come veneziano, e dopo aver prestato il giuramento di fedeltà per mezzo del suo procuratore Beliuccio dalle Croci. — Con bolla d’ argento. Dato nel palazzo ducale di Venezia. 214. — (1360), ind. XIV, Ottobre 14. — c. 93 (94). — Francesco de Carofilio cavaliere, regio protentino a Bari, rispondendo a lettere ducali che raccomandavano Domenico Tirapelle e Giorgio Paradiso veneti di Candia, dice di nulla poter fare, non essendo preposto all’ amministrazione della giustizia. Insinua di scrivere al principe di Taranto, promettendo al possibile i suoi uffici. Data a Bari (v. n. 215). 215. — (1360), ind. XIV, Ottobre 16. — c. 93 (94). — Bartolameo arcivescovo di Bari al doge. Rispose già relativamente al Paradiso e al Tirapelle (v. n. 214) ; ma essendo andata smarrita la sua risposta, ripete la descrizione dello stato della città di Bari al tempo della guerra d’ Ungheria, e narra che i marinai d’ essa città, approdati un giorno in Mola (di Bari) tenuta dagli ungheri, presero una barca di suoi sudditi di quella terra, per la quale propose un riscatto: ma la barca fu data I