G5 Non torser dall’ altissima dimora. Dove felicità risiede in trono. Or ne son cittadini, e la corona Le lor tempia circonda. Altre ricchezze Prezzar da quelle ili color, che all’oro E di fortuna ai falsi doni intenti. Fabbricali qui sull infelice arena Doni fugaci, che sparir qual sogno, E d’indigenza poi lasciano in preda. Ma quei del c-iel nè da ladron feroce Rapir si ponilo, nè da rugghi tetra Esser corrosi: seco all’alto empirò Gli trasser seco al godimento eterno. Oh, d’annosa carriera fin soave! Tranquillo fin, qual dopo chiaro giorno Sera felice! Come le pupille Chiuser sereni al dì! L’immago allora IV un Dio riparator, che offrì se stesso Vittima per le colpe, allor risorse La speranza a fissar. Speme beata Tu portasti in quei cuor fiducia e pace. E fu l’ombra mortai lucida e chiara. Ove son le ricchezze, e i lusinghieri Loro tratti ove son? Dove gli onori, E i superbi trofei? Dove le vane Pompe dell’ universo, e dove il fasto Ing’annator? 11 menomo conforto Potrian forse recar di vita al fine? Della tomba il terror in quell’istante Potrian calmar, quando dal suo mortale 5