DOGE: ANDREA DANDOLO. 221 sian protetti e difesi anche colle armi in tutte le città del regno, che siano risarciti quelli a cui era stato tolto grano in Trani ; d’ aver liberato il veneziano Marco Frioni (sic) messo in carcere per debiti di Zaccaria Celsi. È pronto a far giustizia di quelli che presso Taranto arsero otto navi venete. Consiglia accordo amichevole con Pandono Sarcai (v. n. li); promette di prevenire i negozianti veneziani in caso che il re rilasciasse a costui patenti di rappresaglia contro di loro. Data a Napoli (v. n. 38). 35. — 1354, ind. VII, Maggio 2. — c. 18 (16) t.° — Michele vescovo di Barcellona e Raimondo de Perellons procuratori di Pietro IV re d’ Aragona (procura in atti di Matteo Adriani), confessano di avere ricevuto dagli ambasciatori Veneti alla S. Sede (v. n. 30), per mano del costoro notaio, 48,000 fiorini d’ oro di Firenze, dovuti al detto re per la flotta da lui armata contro Genova. Fatto ed atti come al n. 7. — Testimoni : Francesco Rame di Perpignano già auditore papale, Napoleone de’ Pontiroli da Forlì, Roberto Arrighi e Gregorio de’ Maroni. 36. — 1354, ind. VII, Maggio 5. — c. 17 (15) t.° — Istromento in cui si dichiara che Raimondo de Perellons (v. allegato) ricevette da Marco Giustiniani, Marino Faliero e Nicolò Leoni, ambasciatori veneti alla S. Sede, e per essi dal loro notaio Stefano Ciera, 6000 fiorini d’ oro di Firenze, quale acconto del debito di Venezia verso il re d’ Aragona. Fatto ed atti come al n. 7. — Testimoni : Michele di Martino canonico di Aix, Roberto Arrighi de Fighino (da Figline ?) e Neri di ser Ottaviano da Firenze ambi banchieri in Avignone, e Gregorio del fu Filippo de’ Maroni da Reggio. Allegato : Pietro IV re d’Aragona autorizza il proprio domicello e capocuoco Raimondo de Perellons ad esigere dai procuratori della veneta Signoria il saldo dei debiti di questa verso esso re per le navi da lui armate contro Genova, nonché il saldo d’ altro debito per 1’ armata che il re stesso sta ora allestendo. Data a Barcellona. 37. — (1354), ind. VII, Maggio 12. — c. 4 (2). — Cangrande della Scala signore di Verona e Vicenza dichiara d’ aver ricevuto da Giovanni Bondumiero, per conto del comune di Venezia, ducati d’ oro 1586, grossi 11, più ducati 63, grossi 3 per conto del signore di Faenza ; e ciò in risarcimento di stipendi da lui pagati per un mese e mezzo ad armigeri del marchese di Brandeburgo stati a Verona. Data a Verona. 38. — (1354), ind. VII, Maggio 13. — c. 21 (19) t.° — Il re di Napoli al doge. In seguito all’ udienza data al veneto ambasciatore Goffredo Morosini, sospese le rappresaglie concesse a Pandono Sarcai contro i veneziani fino ad un mese dopo il ritorno del regio oratore inviato alla Signoria per accomodare la questione. Circa i danni dati da provenzali a veneziani, non può agire contro alle convenzioni che lo