228 COMMEMORALI, libro V. dietro 1’ esempio di quanto fecero i dogi Pietro Gradenigo, Francesco e Andrea Dandolo coi primiceri di S. Marco Marco Paradiso, Costantino Loredano e Giovanni Boniolo, il doge assegna al primicerio Giovanni Loredano lire 8 di grossi all’ anno sui fondi della procuratia di S. Marco, pel mantenimento di due nuovi preti mansionari. Data nel palazzo ducale di Venezia. 71. — 1355, ind. VII, Gennaio. — c. 43 (41). — Amizo Masculo procuratore del comune di Trieste (procura in atti di Ettore di Canciano) giura fedeltà al comune di Venezia, dopo di che, avendogli i commissari di questo, Ermolao Vallaresso e Paolo Morosini, presentato il vessillo di S. Marco, egli lo respinge, onde i commissari protestano. Fatto in Trieste nella sala del consiglio grande. — Testimoni: Giovanni de Viana, Giusto Glemon e Bartolameo de Stoiano giudici di Trieste. — Atti Giovanni Peregrino scrivano ducale (v. n. 88). Segue nota che Muggia e tutte le altre terre dell’ Istria giurarono ed accettarono il vessillo. 72. — (1355), Febbraio 1. — c. 34 (32) t.° — Egidio (Albornoz) cardinale prete di S. Clemente, legato pontificio in Romagna e nell’ Italia superiore, al doge e al comune di Venezia. Rammentata la costituzione canonica, confermata da Benedetto XII, Clemente VI ed Innocenzo VI, con cui papa Giovanni XXII dichiarò sottoposti all’ interdetto e ad altre pene tutti coloro che usurpassero possedimenti della S. Sede nella Romagna, Marca d’Ancona, Toscana, Campania, Massa Trabaria ecc. ; espone come Galeotto e Malatesta Malatesta s’impadronirono d’ Ancona, Ascoli, Pesaro, Sinigaglia e d’ altre terre della Marca e della Romagna ; come il papa li citò invano (v. n. 69) e li scomunicò solennemente con tutti i loro fautori, nominatamente Francesco Ordelaffi signore di Forlì e Guglielmo e Giovanni (Manfredi) signori di Faenza; intima al doge e a tutti i veneziani, sotto comminatoria d’interdetto e di scomunica, di desistere da qualunque relazione commerciale o d’ altro genere coi suddetti (v. n. 83). Data a Foligno, a. 3 di papa Innocenzo VI (hai. Febr.J. 73. — (1355), Febbraio 24. — c. 28 (26) t.° — Relazione (in dialetto) fatta da Giannino Novello ritornato da una missione all’ imperatore di Schiavonia. Avendo chiesto risarcimento di ruberie commesse a danno di veneziani dal protovestiario imperiale Nicolò Bucchia, ebbe promesse che si darebbero dati gli ordini relativi a Pietro Bucchia figlio di Nicolò suddetto, ma nuli’ altro. L’imperatore invita Paolo Querini a recarsi alla corte per esporre le sue querele pel danno datogli da Luze de Chimo. Il Novello conchiude aver dovuto partire senza risultato. V. Liobic, Monumenta ecc., Ili, 263. 74. — (1355), ind. Vili, Marzo 5. — c. 36 (34) t.0^— Il re e la regina di Napoli, rispondendo a lettere ducali, dicono che, quantunque ora abbiano poche galee,