308 COMMEMORIATE, LIBRO VI. sali in Pera; vi si difficulta loro il commercio del vino; si fanno pagare loro delle tasse per le testimonianze nelle liti contro genovesi ; questi ultimi non sono condannati mai nelle spese che spesso eccedono il loro debito; i veneziani deliquenti in risse sono arrestati e giudicati dalle autorità di Pera, mentre dovrebbero essere rimessi al bailo veneto in Costantinopoli ; quel podestà impedì nel passato ottobre 1’ uscita dal porto delle galee venete provenienti dalla Tana, pretendendo, contro 1’ usato, da esse il giuramento che non portassero merci di genovesi ; lo stesso maltrattò uno di Candia andato colà per suoi affari, e fece rompere il cantarium veneziano che usavasi per pesare le merci dei veneti, rispondendo con arroganza a chi se ne lagnò in nome del bailo di Costantinopoli. Infine, i genovesi pongono tutti i possibili ostacoli per impedire ai veneziani 1’ acquisto di frumento nei porti del Mar nero. Si chiede al comune di Genova (v. n. 175) che tutto ciò finisca. 170. — 1360, ind. XIII, Gennaio 1. — c. 104 (105) t.° — Ripetizione della protesta fatta dal procuratore del bailo di Negroponte, e della risposta datagli da Bonifacio Fadrique come al n. 162, alla presenza di Matteo de Moncada vicario generale nel ducato d’ Atene. Fatto davanti alla scala maggiore del palazzo arcivescovile di Tebe. — Testimoni : due dei nominati nel n. 162, Iacomacio di Marchesino e Valentino Ferando da Tebe. 1360, Gennaio 1. — V. 1359, Dicembre 23. 171. — 1359, ind. XIII, Gennaio 7 (m. v.). — c. 79 (80) t.° — Privilegio di cittadinanza esterna ed interna concesso a Iacopo da Leone e a’suoi discendenti, per benemerenze e per essere stati veneziani i suoi antenati. — Con bolla d’ oro. 1360, Gennaio 7. — V. 1359, Dicembre 23. 172. — 1360, ind. XIII, Gennaio 8. — c. 79 (SO). — Istrumento in cui si dichiara che, a richiesta del nob. Iacopo Marango procuratore e ambasciatore del doge e del comune di Venezia fatta al patriarca d’ Aquileia Lodovico della Torre nel parlamento del Friuli, quel prelato consegnò al Marango le reliquie de’ Santi Ermagora e Fortunato già rubate alla chiesa di Grado al tempo del patriarca Nicolò (d’ Aquileia). L’inviato veneto ne fa quitanza, e revoca tutti i provvedimenti presi da Venezia contro il patriarca stesso (v. n. 168). Fatto nel palazzo patriarcale d’Aquileia. — Testimoni: Ambrogio da Parma vicario patriarcale, Ambrogio e Pagano della Torre, ed Ermagora de Marmo, canonici d’ Aquileia, Bertoldo di Spilimbergo cav., Federico Pancera, Luigi della Torre, Guecellone de Poal (?). — Atti Nicolò di Giliolo de’Farisei da Parma notaio imperiale e scrivano ducale. 173. — 1359, ind. XIII, Gennaio 21 (m. v.). — c. 82 (83). — Privilegio simile al n. 176 accordato a Selva da Marano, abitante a S. Maurizio.