116 COMMEMORIGLI, LIBRO IV. detto Taverna, Corrado del fu Malpreto Battilana, Bartolameo e Federico suoi fratelli, Domenico di Giovanni, Enrico Cerdone del fu Pietro di S. Pietro, Giovanni del fu Enrico, Corradino di Biagio e Pietro di Enrico, tutti e tre di Nogarola, Guerra di Marco e Pegorario del fu Iacopo da Schio, Enrico Trentini, Giovanni del fu Iacopo da Muzzolon, Aserbino di Beltrame, Giovanni del fu Gerardino Guarnaini, Gennaro del fu Marcabruno del fu Ottonello, Berto detto Ghibellino del fn Bartolameo Gar-bagnino, Pietro di Lavagno, Uguccio detto Cima del fu Bartolameo, Benvenuto di Alberto Tato, Belo Robini, Paolo ed Alessandro di Antonio, tutti e dieci di Arzignano, Bruno di S. Ugolino di S. Orsa, Rizzardo del fu Uzenio da Piovene, Agolante del fu Spinello da Longara. Segue nota che Iacopo dalla Sega e Iacopuccio detto Mucio di Pusterla, ambi notai vicentini, eseguirono le relative annotazioni nei registri e fecero gli atti opportuni. 8. — (1339), Maggio 25. — c. 59 (56-64) t.° — Bolla piccola di papa Benedetto XII al doge e al comune di Venezia. Udì con dispiacere la convenzione conchiusa da quest’ ultimo con Ostasio da Polenta signore di Cervia, relativa alla fabbricazione del sale in quella terra, e pregiudiziale alla S. Sede. Invita a rompere quel patto, e minaccia, in caso contrario, misure rigorose (v. n. 9). Data in Avignone, a. 5 del pontificato ( Vili hai. lun.). 9. — (1339), Luglio 9. — c. 59 (56-64) t.° — Ostasio da Polenta signore di Ravenna, rispondendo a lettere del doge e ad ambasciata fattagli dall’inviato veneto Nicolò di Marsilio, protesta la sua amicizia per Venezia; dice d’aver avuto lettere papali simili alla riferita al n. 8 ; d’aver trattato in proposito col conte.....e col tesoriere apostolico, e giustificata la cosa in una sua risposta al pontefice. Promette di osservare gl’impegni contratti, chiede che Venezia provveda ad evitargli danni. Data a Ravenna (v. n. 10). 10- — (1339), Agosto 25. — c. 60 (65). — Bolla piccola, con cui Benedetto XII papa, riferendosi all’ antecedente n. 8, e rispondendo a lettere ducali che protestavano non voler Venezia pregiudicare i diritti della S. Sede su Cervia, dimostra l’illegalità delle convenzioni mentovate, insiste pel loro annullamento, ed invita i contraenti in esse a spedirgli oratori per discuterne la convenienza col diritto. Data in Avignone, a. 5 del pont. (Vilikal.Sepl.), (v. n. 75 e n. 477 del libro III). 1339, Agosto 25. — V. 1343, Aprile 17. I f. — 1339, Novembre 17. — c. 61 (66). — Falcone Lampagi da Pistoia dichiara (in italiano) di dovere 5000 scudi d’oro al suo concittadino Angelo Guidi, e promette di restituirli coll’interesse del 3 per 100 al mese, ad ogni richiesta. Aggiunge che il creditore ha in pegno una corona ed un cappello d’oro con gioie pel valore di 4000 scudi, più altri oggetti d’ambra e carte d’obbligo che descrive. Fatta a Bruges (v. n. 119).