114 Come sperato aveano, in sen del nulla Il riposo nel dì che in polve vile Si disciolser le membra! ah, folle inganno! Risorgono i meschini, e fu il sepolcro Career, che riserbogii al lor tormento. L’angelo, che i possenti alti decreti Adempie, ecco li tragge, e lor malgrado Presenti son della giustizia al trono. Cieli! Di qual vergogna or le lor fronti Son ricoperte, pallide e nauseanti! D’ una vita tra il lezzo e le sozzure llaii l’abominazione in fronte scritta, Della coscienza il non mendace libro S’apre, si svela, ed al gran giorno appare. La triplice coperta, onde si cela Ipocrisia, vien lacera; e le false Virtù di filosofica iattanza Simili ai vizi son. Chiamano indarno L’ocean, che in mezzo ai vortici gfingoi; E ai monti già commossi : ormai cadete, Gridano, a seppellirci. Ogni elemento Sordo viene a lor gridi, e tutta intera Di confusion l’acerbità più amara Costretti a divorar velano indarno. Terra e ciel gli abbandona. Anche un momento, E la sentenza appena sia soscritta, Oh’essi ne senton tutto il tristo pondo. Ohimè! l’ascolto. La pronunzia il Nume: Itene maledetti, e torni al nulla, Onde fu tratto il mondo. Ecco l’estremo