62 Di decrepita età: stagion languente. Morta stagion, quando nè il seme cade, Nè frutto più produce, ed i custodi Tremali della magion, e a quei che stanai Alle finestre una confusa nube Toglie gli oggetti; quando al curvo dorso Lieve locusta enorme peso appare. Oli triste età! Quanto miglior saria Un letargico sonno, o un’ infantile Reduce debolezza, onde sia occulta La fiacchezza-die investe, e che previene Per lungo affanno e per continua morte Quei dì pesanti, che a se stessi e ad altri Per misera, inazion molesti sono. Se nell ultimo albor manca alla lampa L’ardente umor, quando di morte l’ombre Si fan spesso all’intorno, e come andarne A provveder ed esser pronti, quando Apre l’uscio lo Sposo, e a nozze invita? Senza il ricordo del seniI languore, Guai per colui, che in un sì lungo corso Se medesmo obbliò, che i sommi detti Dell’Autor suo divin non ebbe in mente. L’alma dal tempo avrà indurato e forte Dal delitto e dal vizio l’uso indegno. Troppo ferme radici avran gittate L’ usanze ree del cuor, che ad ogni libra Saran congiunte; e quasi altra sostanza Reser un solo oggetto, al par del fosco Color d'Etiope sulla cute, e come Oel leopardo la pelle ha le sue macchie.