222 COMMEMORALI, libro V. legano ai marsigliesi sui quali i tribunali del regno non hanno giurisdizione ; scriverà ai suoi luogotenenti in Marsiglia onde facciano giustizia. Data a Napoli (v. n. 34 e 112). 39. — (1354), Maggio 14. — c. 13 (11) t.° — Ducale che conferma i privilegi di cittadinanza rilasciati dai dogi Rainieri Zeno e Pietro Gradenigo a Stefano avo, Giovanni padre, Domenico e Simonetto zii di Tomaso de’ Paterniani di Ancona, il quale deve perciò essere ritenuto e trattato come veneziano. 40. — 1354, ind. VII, Maggio 28. — c. 14 (12). — Privilegio di cittadinanza di 25 anni rilasciato a Pecino Ambrosino. 41. — 1354, ind. VII, Giugno 24. — c. 15 (13) t.° — Verbale in cui si dichiara che prete Lazzaro custode della basilica di S. Marco rinunziò nelle mani del doge la propria carica, dopo di che due cappellani presentarono al principe prete Bartolameo diacono di S. Angelo come eletto dal Capitolo al detto uffizio, del quale, prestato il giuramento, ebbe l’investitura. 42. — 1354, ind. VII, Giugno. — c. 16 (14). — Relazione dello scrivano ducale Andrea ritornato da una missione in Istria. L’ 11 Giugno chiese al comune di Trieste, in forza dei trattati del 1202 e posteriori, il suo concorso all’ armata che Venezia stava formando. Il 12 n’ ebbe in risposta che ambasciatori triestini sarebbero spediti alla Signoria, pei relativi negoziati. In seguito ad ordini ducali, espose, il 27 di detto mese, non poter Venezia accettare le scuse addotte dai mentovati ambasciatori, ma doversi eseguire i trattati, altrimenti protesterebbe per la loro infrazione. Chiamato quindi in consiglio per mezzo di Nicolò de Viana cancelliere di quel comune, vi condusse come testimonio Bernardo di Casalorcio cancelliere del podestà di Capodistria ; ma a costui fu vietato dal giudice Lazzaro Rosso l'ingresso, di che si lagnò inutilmente col podestà. Chiesto poi si convocasse il consiglio grande, non fu esaudito e dovette partire da Trieste senza aver presentato la protesta formale, non avendo mai potuto rinvenire nè il podestà nè i giudici, ad un solo dei quali, ritrovato nella bottega di Bonafede Grasso, espose col Casalorcio il loro operato (v. n. 43). 43. — 1354, Giugno. — c. 16 (14). — Belazione come al n. 42. — Il 13 giugno lo scrivano chiese al podestà e ai giudici di Muggia il concorso all’ armata che Venezia stava allestendo, come quel comune doveva in forza dei trattati del 1202 ed altri, pei quali era obbligato alle prestazioni cui erano tenute Pola, Capodistria ed Isola. N’ebbe in risposta : riuscir nuova tal pretesa; non disconoscersi i diritti di Venezia; ma essere impossibile a Muggia l’aderire, stanti i gravi danni patiti di fresco. Espose il 28 la sua richiesta nel consiglio grande, ma ne ottenne risposta simile con dimanda di tempo per deliberare. In seguito a ciò, protestò pei diritti di Venezia e ne fece compilare istrumento dal cancelliere di Capodistria.