COMMEMORALI, LIBRO V. 4. — 1350, Giugno 22. — c. 7 (5). — Annotazione: Marcella lasciò in testamento a Franceschina sua figlia minorenne una somma, a condizione che questa fosse devoluta ad alcuni di lei zii se la fanciulla morisse in età minore. Questa premorì alla madre, ed i giudici del procuratore assegnarono il danaro ad una prossima parente della Marcella erede della stessa per legge, considerando nullo il legato suddetto. Il Maggior Consiglio cassò tale decisione, stimando più equo che 1* importo fosse devoluto agli zii mentovati (*). (*) Questa annotazione, e quelle riferite ai n. 6, 15 e 16, sembrano essere state inscritte nei Commemoriali come tipi di giurisprudenza nelle questioni di successione. 5. — (1352), ind. VI, Ottobre 10. — c. 43 (41). — Giovanni (II) Paleologo imperatore di Costantinopoli cede a Marino Faliero conte di Valmareno, provveditore, rappresentante anche Nicolò Pisani capitano, Marco Cornaro, Marino Gri-mani e Giovanni Delfino provveditori della flotta veneta, l’isola di Tenedo con tutte le sue pertinenze e coi diritti godutivi dall’ impero, in pegno del prestito di 20,000 ducati d’oro fattogli dal comune di Venezia. Avendone ora ricevuti 5000, l’imperatore si obbliga a por tosto il Faliero in possesso dell’ isola, il che fatto quest’ ultimo andrà a Costantinopoli a pagarvi altri 5000 ducati. I residui saranno sborsati 15 giorni dopo. I veneziani terranno l’isola durante la guerra con Genova ; fatta la pace, essa sarà restituita e il Paleologo rimborserà il danaro. Fatto nel borgo di Eno. 6. — 1352, Novembre 24. — c. 7 (5). — Annotazione. Michele da Monselice domiciliato a Venezia nominò nel suo testamento, fatto all’ estero, erede residuano Nicolò suo figlio minorenne, e se questo morisse prima dei 15 anni prescrisse che i beni si devolvessero a beneficio dell’ anima propria. Il ragazzo morì prima della data del testamento, ed i giudici del proprio aggiudicarono i beni ad una figlia del testatore come sua erede necessaria. Il Senato cassò la sentenza, avendo il Michele sostituito la propria anima al figlio. 7. — 1353, ind. VI, Aprile 19. — c. 0 (4). — Michele vescovo di Barcellona, procuratore di Pietro IV re d’ Aragona (v. n. 449 del libro IV), dichiara d’aver ricevuto da Raffaino de’ Caresini e Stefano Ciera, notai degli ambasciatori veneti al papa Innocenzo VI Pietro Gradenigo, Goffredo Morosini, Marino Grimani e Pietro Badoaro, 48,000 ducati d’oro, quota tangente al comune di Venezia per l’armamento di 18 galee contro i genovesi, come al n. 368 del libro IV. Essendo stato fatto il pagamento con 38,000 fiorini di Firenze e 10,000 ducati veneti, il vescovo protestò per la differenza, protesta ribattuta dai notai coll’ asserzione essere le due valute equivalenti. Fatta in Avignone nell' abitazione del detto vescovo. — Testimoni : Guglielmo Guasch canonico di Derida, Michele di Martino canonico d’Aix (aquensis), Bonifacio di Lorenzo da Torino, Beltramino del fu Rainieri da Bassano, Moreto del fu Guglielmo notaio da Trento. — Atti Guido del fu Simone de Pazzano da Modena.