DOGE : GIOVANNI DELFINO. v 267 ottenuto 1’ assenso dai veneziani interessati, si dichiara che la Signoria abrogò del tutto le rappresaglie da essa concesse ai propri sudditi contro i trentini, i quali perciò potranno frequentare liberamente e con sicurezza territori veneti. Si raccomanda egual trattamento pei veneziani in Trento. Data nel palazzo ducale di Venezia (v. 11. 256). 255. — (1357), Agosto 22. ■— c. 112 (111) t.° — Bernabò Visconti al doge di Venezia. Si meraviglia di non aver avuto risposta agli uffici fatti per la liberazione di un figlio di Gasparolo da Verrubio, preso in uno scontro dai soldati del capitano veneto Giannino e condotto a Ferrara, e perciò invoca l’amicizia di Venezia e i trattati. Il Gasparolo insta che- gli sian concesse lettere di rappresaglia. Fatto esaminare il caso da giureconsulti, questi trovarono che Venezia doveva restituire il prigioniero, perchè preso su’ suoi lidi ove era riparato in causa di fortunale. Chiede che Venezia si adoperi in questo senso, minacciando altrimenti di concedere le rappresaglie. Data a Pandino. 256. — (1357), ind. X, Agosto'24. — c. Ili (110) t.° — Il vicario, i consiglieri e il comune di Trento ringraziano la veneta Signoria per 1’ abrogazione delle rappresaglie, partecipata colla ducale riferita al n. 251 (v. n. 257). Data a Trento. 257. — (1357), ind. X, Agosto 25. — c. Ili (110) t.° — Enrico pievano di Tirolo, vicario generale a Trento, ringrazia il doge per 1’ abrogazione delle rappresaglie partecipatagli col n. 254. Data a Trento. 258. — 1357, ind. X, Settembre 2. — c. 112 (111). — Guglielmo di Benavenl arcidiacono di Ardenna nella chiesa di Liegi e tesoriere generale pontificio in Italia, dà facoltà a Giovanni da Radicofani di esigere 2000 fiorini d’ oro, che il comune di Venezia doveva per convenzione stipulata in Avignone da Napoleone de’ Pontiroli e da Andrea Bembo, procuratori suoi presso la S. Sede, con Rinaldo Malbernardi vescovo di Lisbona tesoriere papale (v. n. 260). Fatto in Cesena nella casa di Giovanni Savanelli abitata dal mandante. — Testimoni : Bernardo di Benavent, Rossiono Rosii della diocesi di Saint-Flour, Giovanni Acatucii di Donadola diocesi di Forlimpopoli. — Atti Paolo di Buccio da Gubbio notaio del tesoriere. • 259. — (1357), Settembre 4. — c. 112 (ìli) t.° — Bernardino da Polenta vicario della S. Sede in Ravenna al doge. Il conte Ertemanno di Wartstein gli espresse il suo dispiacere d’ essere stato accusato presso la veneta Signoria da Pietro Portenario ed altri, d’ aver avuto più denaro di quello che gli spettasse e aveva avuto di fatto. Il conte stesso dimanda che Venezia apra su ciò un’ inchiesta ; intanto, onde apparisca 1’ onestà sua rimette il resoconto riferito nel n. 263. Data a Ravenna.