DOGE : GIOVANNI DELFINO. 279 lendo risarcito tal danno e punitine gli autori, ordina ai medesimi di restituire immediatamente, in pena della vita, tutto ciò che avessero predato a navi venete, recando le prede, o ai rettori veneziani più vicini o a capitani di flotte di Venezia. Ingiunge poi risolutamente che i cittadini di questa sieno trattati da amici. Data a Gerona. 15. — 1358, Aprile 20. — c. 5. — Pietro IV re d' Aragona fa sapere al governatore, ai regi ufficiali ed agli abitanti di Maiorca d’ aver concesso ai veneziani il privilegio di eleggersi un console in detta città, il quale abbia giurisdizione sopra i veneziani stessi. Ordina che tal disposizione sia mandata ad effetto. Data a Gerona (v. n. 16). 16. — 1358, Aprile 20. — c. 5 t.° — Visti i vantaggi recati dal commercio dei veneziani in Maiorca, e 1’ opportunità dell’ istituzione d’ un consolato in quel regno, Pietro IV re d’ Aragona accorda che i veneziani ivi dimoranti eleggano un negoziante indigeno loro console, il quale, ottenuta 1’ approvazione del governatore regio, giudichi le liti fra veneziani, e fra questi e gl’ isolani o i forastieri. Avrà giurisdizioni e prerogative eguali al console dei genovesi. Sarà mutato periodicamente e pagato dai veneziani. Tal concessione potrà essere rivocata quando piaccia al re, che invita i suoi sudditi ad osservarla. Data a Gerona (v. n. 15). 1358, Maggio 24, — V. 1359, Gennaio 9. 1358, Giugno 4. — V. 1358, Agosto 28. 17. — 1358, Giugno 15. — c. 6. — Lodovico conte di Fiandra annunzia d’ a-vere, a richiesta del doge, accordato salvocondotto a tutti i veneziani, con loro galee e merci, per tutto il territorio della Fiandra, dichiarandoli sotto la sua protezione, e confermando loro tutti gli antichi privilegi e libertà. Data a Bruges. 18. — 1358, Giugno 15. — c. 47. — Altra copia della precedente. 19. — (1358, Giugno 23). — c. 17. — Il conte Gregorio Curiachy (di Corba-via ?) al doge. Esposto come si trovi ridotto all’ estremità e privato d’ ogni suo bene, eccetto di quelli che sono in mano della veneta Signoria, prega il doge di non dar alcunché, dopo la sua morte, ai suoi figli, specialmente a Giorgio. Desidererebbe far testamento secondo il diritto veneto ; non potendolo, chiamerà due canonici per farlo secondo l’uso del regno (d’Ungheria?). È pronto a seguire i consigli di Venezia ; non ha altro sigillo che il suo anello che vuol conservare, gli resta un solo fido, Iabon Vrana ; a lui, conscio d’ ogni suo pensiero, voglia il doge prestar fede. Data nel castello di Levia (feria VI prima del S. Giovanni Battista). V. Liubió op. cit., III, 384.