DOGE.1 ANDREA DANDOLO. 127 del comune di Venezia; questo inscriva nei publici libri lire 1500 a grossi d’imprestiti, corrispondendone l’interesse alla chiesa di S. Iacopo di Rialto. In caso di totale estinzione del debito publico, il comune paghi in perpetuo annualmente alla detta chiesa lire 75 a gr., rendita attuale della suaccennata somma, o compri, sempre a favore della chiesa, beni inalienabili di egual reddito. Detratte le spese, il prodotto degli stabili contestati durante la lite sia diviso fra le parti per metà. Queste ultime accettano la sentenza, e ne giurano 1’ osservanza. Fatto nella chiesa di S. Giovanni di Rialto. — Testimoni : Lorenzo de Mezzo pievano di S. Tomaso, Giovanni Cresci pievano di S. Raffaele, Iacopo Deolai prete di S. Maria Formosa, Marco prete di S. Giovanni di Rialto, Boninsegna del fu Clau-dano da Primiero, Luciano di Nicolò Belli da Chioggia, ambi notai (v. n. 65). 65. — 1343, ind. XI, Settembre 25. — c. 54 (49-59). — Il vicario del vescovo di Castello e i canonici nominati nel n. 61 ratificano il compromesso riferito al n. 63, e la sentenza riportata al n. 64. Fatto nella sacristia detta capitolo della cattedrale di Castello. — Testimoni : fra Domenico carmelitano socio del vescovo di Castello, prete Rolando di S. Tomaso, prete Manfredo mansionario della cattedrale, Nicolò prete .di S. Agnese custode della cattedrale, Rinuccio da Siena publico consultore, Daniele chierico di S. Maria nuova. — Atti come il n. 64 (v. n. 98). 66. — 1343, Settembre 30. — c. 58 (55-63) t.° — Bolla piccola di Clemente VI papa al patriarca di Grado e a’ suoi suffraganei. Esposto come sia stata da lui formata una lega triennale con Ugo re di Cipro, colla religione di Rodi e col comune di Venezia per combattere in mare i turchi che danneggiavano la Romania e specialmente Negroponte, dice d’ aver devolute a tale impresa molte rendite ecclesiastiche, ed ordina ai detti prelati di far predicare nelle chiese a loro soggette la crociata, dando la croce ai fedeli che la chiedessero. Accorda ai partecipanti di fatto alla spedizione le indulgenze concesse ai combattenti per Terrasanta, e le estende a quelli che concorreranno colla persona a giovarla. Ingiunge in fine che si raccolgano nelle chiese danari, e prescrive le modalità del loro maneggio (v. n. 53 e 100). Data a Villeneuve les Avignons, a. 2 del pontificato (Il hai. Oct.J. 67. — 1343, ind. XI, Ottobre 2. — c. 28 (25). — Rizzardo e Gerardo figli di Guecellone da Camino, rinunziano ad ogni diritto sui castelli di Serravalle, Valma-reno, Formeniga, Reghenzuolo, Fregona, Cordignano, Cavolana e Solighetto a favore del vescovo di Ceneda, che ne aveva investito i procuratori di S. Marco di Venezia (v. libro III n. 405), dichiarando desistere dalla lite intentatagli alla Curia romana. Il vescovo, per sua parte, rinunzia a proseguire la lite stessa. Fatto in Venezia, in casa Barbo a S. Polo abitata dal vescovo suddetto. — Testimoni: Marco Loredano e Giustiniano Giustiniano procuratori di S. Marco, Simone Dandolo, Pietro Gradenigo, Pietro da Biella vicario del vescovo, Giovanni della Fontana socio del vescovo, Petruccio del fu Genesio Gozzadini da Bologna, mastro Bartolameo da Modena chirurgo di Padova, Guecellone di Soligo da Oderzo,