DOGE: ANDREA DANDOLO. 121 mese al conte di Cherso il compenso dei danni dati dai vegliesi ai sudditi veneziani (v. n. 36 e 38). V. Liubió, Monumenta spectantia kistoriam Slavorum meridionalium, II, 166. 36. — 1343, Marzo 12. — c. 12 (9). — Dichiarazione d'intimazione eguale alla precedente, fatta a Doimo conte di Veglia (v. n. 37). V. Liubió, ibid. 37. — (1343), ind. XI, Marzo 13. — c. 12 (9). — Doimo (Frangipani) conte di Veglia e Modrussa al doge. Rispondendo a lettere di quest’ultimo ed all’intimazione riferita al n. 36, il conte dice d’essersi recato in Veglia due sole volte, nè avervi molestato alcuno. Chiede gli sieno dichiarati i nomi dei colpevoli, che punirà ed obbligherà a risarcire i danneggiati. Circa il debito dell’ ex viceconte Bartolo verso Nicolò Redo, dice che i veneziani di Veglia non furono mai giudicati dal primo, nè da lui, e che perciò la Signoria si rivolga al comune di Veglia ; se Venezia vuole il pagamento, faccia eh’ esso scrivente sia posto in possesso dei beni del debitore. Termina dicendo d’aver mandato al conte di Pago per riconoscere e pagare gli eventuali debiti ; promette di soddisfare al tempo stabilito le regalie (v. n. 38). Data a Modrussa. V. Liubió, ibid. 38. — (1343), Marzo 14. — c. 12 (9). — Rispondendo a lettere ducali ed alla intimazione riferita al n. 35, Bartolameo conte di Veglia dice di mandare a Cherso a pagare ; aggiunge querele contro certi vegliesi per false accuse a suo carico che sono credute. Circa le querele di Nicolò Redo contro il viceconte di Veglia, dipinge il primo come un tristo, carcerato più volte, e pel quale aveva indarno anche ultimamente intercesso presso il comune di Veglia onde fosse assolto da una condanna. Dice di non dover essere responsabile delle male azioni di qualche suo servitore, da lui sempre punite appena giungano a sua notizia (v. n. 37). Data a Brigne. V. Liubió, op. cit., II, 167. 39. — (1343), Marzo 20. — c. 13 (10). — Simone Boccanegra doge di Genova al doge di Venezia. A requisitoria del defunto doge Bartolameo Gradenigo per conto dei veneziani Pietro Foscarini e Pietro Tagliapietra, creditori di Giannono Visdomino banchiere genovese in Pera fallito, risponde col narrare le male arti di quest’ ultimo, attestate dal genovese Leonardo Cattaneo ; e promette di commettere al nuovo podestà di Pera una scrupolosa inquisizione, esortando i creditori veneziani a spedir colà i loro procuratori. Data a Genova. Segue nota che la lettera fu spedita al bailo veneto in Costantinopoli. 40. — (1343), Marzo 31. — c. 13 (10) t.° — Il legato apostolico alla veneta Signoria. Accusa ricevuta di risposta alla sua precedente (v. n. 31); loda le buone COMMEMORI ALI, TOMO II. ,