Delle Parche crudeli. In porto istesso Naufraga l’infelice, e i ben suo perde. 0 giovin noni, che baldanzoso ostenti Il tuo maschio vigor, t’appressa, e leggi; Quindi disponi del diman, se puoi. Povera sposa! Il ben adorno letto, La festiva magion, le grazie, i vezzi Per chi prepari? Ah, che dirai qualora Altri t’annunzi che la morte.... Oh Dio! Come fidarsi in giovinezza e forza Di fibre e membra! Un altro amaro letto Formò al tuo ben l’inesorabil morte, Letto di polve e di vii terra; ei solo Dee giacervi per or, nè da quel sonno Destarsi pria che sien scomposti i cieli. Povera sposa! indarno al collo eburno Pendoli le gemme, e il ben composto crine (»ode de’ suoi tesori. Indarno guati Per i cancelli, come un dì la madre Di Sisara attendeva impaziente L’estinto figlio. Ah, perchè tarda? ancora Non giunge a consolarmi il mio diletto? Che mai può rattenerlo? ogni altro indugio Sospettar può che il vero, e che non pensa Più a lei l’idolo suo, che al mondo or diede, Senza più ritornarvi, eterno addio. Vergine desolata! or vanne e piangi L incertezza del ben, che il mondo ammira; A più sicuro ed immutabil bene