DOGI: FRANCESCO DANDOLO — BARTOLAMEO GRADENIGO. 79 dottore di decreti e di Giovanni Boniolo professore di leggi in causa vertente a Venezia fra il comune di Treviso e Meliadusio Avogaro figlio di Guecellone Tempesta. Costui asseriva: spettargli il dazio sul pane e sul vino in Mestre; esser tenuti gli uomini di Noale e delle terre circonvicine al riattamento di quel castello in forza di concessioni di Enrico di Carintia re di Boemia e Polonia, e di Cangrande, Alberto e Mastino della Scala. I giureconsulti danno ragione al comune di Treviso. 454. — 1339, ind. Vili, Ottobre 5. — c. 158 (164) t.° — Ducale di Francesco Dandolo a Filippo da Molino conte a Trau ed a quel comune. I consigli maggiore, minore e dei XL riconobbero appartenere a quel comune i pascoli di Basilina posti nel suo territorio, sui quali pretendeva diritti il comune di Spalato. Data nel palazzo ducale di Venezia. 455. — 1339, ind. Vili, Ottobre 20. — c. 150 (156) t.° — Annotazione come al n. 14 per Bartolameo speziale da Trento. 456. — 1339, ind. Vili, Novembre 16. — c. 108 (114) t.°— Annotazione come al n. 271 per Bordo a caligis del fu Chechi da Firenze. 457. — (1339), Novembre 20. — c. 108 (114) t.° — Due annotazioni come al n. 271 per Ugo Benzi notaio da Firenze e per Lapo di Lapo del fu Lapo da Firenze. 458. — 1339, ind. Vili, Novembre 21. — c. 161 (167). — Il doge Bartolameo Gradenigo dichiara d’ aver ricevuto 2437 ducati d’ oro pagatigli da Franzollo da S. Vitale per conto di Luchino ed Azzone Visconti signori di Milano, a saldo del debito di quest’ ultimo verso il comune di Venezia per la lega contro gli Scaligeri. Atti Iacobello Veniero notaio ducale (v. n. 435). 459. — (1339), Novembre 23. — c. 108 (114) t.° — Annotazione come al n. 271 per Ambrogio de Sovico (o Sonico) clraperio da Milano. 460. — (1339), Dicembre 1. — c. 108 (114) t.° — Annotazione come al n. 271 per Segna mondatore del fu Uguccio da Firenze. 461. — 1339, Dicembre 1. — c. 112 (118). — Annotazione come al n. 14 per mastro Andrea fisico da Lodi del fu Grazio Pizoni. 462. — (1339), Dicembre 7. — c. 177 (183) t.° — Il vescovo di Ceneda chiede che il doge gli faccia rendere da quei di Conegliano la curia di Castelnuovo da essi occupata da due anni in onta agli ordini di Venezia. Consiglia 1’ atterramento del castello di Righenzuolo da lui dato in feudo ai procuratori di S. Marco (v. n. 405), e che quella giurisdizione sia data al castello di Serravalle come al tempo dei da Camino. Non approverebbe che la stessa fosse data a Conegliano, essendo ciò contrario ai diritti ed obblighi dei procuratori e dannoso al vescovo. Data nel castello di S. Martino di Geneda.