- 46 - anteriore alla ricostruzione della chiesa, ed era stata tolta insieme coll’altare da un’antica cappella dei Flagellanti ; pure perduti un quadro delle Pentecoste, una Madonna del velo, una storia di Davide. Rimangono, benché guastati, un Sansone colla mascella e una Madonna del Rosario, quest’ultima opera secentesca assai bella ma rovinatissima. SACCO. — La chiesetta dugentesca, dedicata a S. Giovanni Batta, fu riedificata più grande nel 1658 e poi più volte rimaneggiata. È quasi intieramente dipinta dal valente e fecondo artista del luogo Gasparantonio Baroni (1682-1759) allievo del Balestra (1). Nei pannelli maggiori della volta (1742) sono raffigurate la Gloria di Dio Padre, VAscensione di G. C., 1’ Assunzione di M. V., la Resurrezione dei Morti; nei minori Apostoli ed Evangelisti ; inoltre sono nella chiesa altri 15 grandi tele dello stesso e 12 piccole tavole della Via Crucis (le altre due furono rubate). La chiesa ebbe tre granate nella volta, ma gli affreschi si guastarono più che altro per la conseguente azione delle intemperie. Ora sono stati infelicemente restaurati. Delle due grandi tele ai lati del presbiterio, pure del Baroni, rappresentanti la Natività di Gio. Batta e la Predica dello stesso, e guastati anch’essi dalle intemperie, il secondo si potè restaurare bene, il primo, lacerato, mostrava ancora, nonostante il restauro, quando lo vidi, lo stato di rovina in cui era ridotto; ora, dopo un nuovo restauro, è tornato, a quanto mi si scrive, in buone condizioni. Anche gli stucchi e gli ornati barocchi, che incorniciano i campi della volta, furono assai guasti (tig. 528). Da Casa Bossi-Fredi(jotti un sergente, già rettore dell’ Albertina di Vienna, asportò due ceste di libri; interpellato dal Tribunale di Vienna, ammise il fatto, ma dichiarò di non ricordare dove quei libri siano finiti (2). ROVERETO. — Capoluogo importantissimo della Valle Lagarina, ebbe a soffrire terribilmente ¡1 duplice orrore della guerra nei bombardamenti e nelle requisizioni. Credo che se, per supposizione, noi potessimo possedere le fotografie e i dati precisi di tutto ciò che quivi fu rubato, ci sarebbe da mettere insieme colle sole delapidazioni di Rovereto un fascicolo assai interessante. Pur troppo non si tratta che di una supposizione ; e in mezzo a tanti danni poco è, in proporzione, ma pur sempre molto ciò che possiamo documentare con sicurezza. La Chiesa arcipretale di S. Marco fu costrutta, nella sua prima forma, fra il 1446 e il 1462, durante, cioè, il dominio veneziano, quale atto di omaggio alla grande repubblica, il cui affettuoso ricordo non si cancellò mai, per volgere di secoli e di vicende, dal cuore dei roveretani. Riedificata nello scorcio del sec. XVI (1587-1594), fu più volte ampliata, abbellita e restaurata fino agli ultimi tempi (3). A unica grandiosa navata, con due file di cappelle laterali venute aggiungendosi più tardi, conta ora, oltre l’aitar maggiore, 8 altari minori. La volta, adorna di eleganti stucchi di stile barocchetto, fu costrutta nella seconda metà del sec. XVII. Ben sette granate colpirono la chiesa, devastandola pur senza demolirla (fig. 529), e seriamente danneggiando gli altari, specialmente l’altar maggiore sopra il quale scoppiò diritto un proiettile (fig. 530). L'altare fu eretto, secondo lo Stefani, nel 1724 per opera (1) V. Clementino Vannetti, Notizie intorno al pittore Gasparantonio Baroni Caval-cabò di Sacco, Verona 1381 ; e F. Ambrosi, op. cit., pagg. 152 segg. (2) V. Geroi.a, op. cit., pag. 252. (3) Per la storia della chiesa di S. Marco e delle altre chiese di Rovereto, v. Ani. Stefani, Documenti e memorie intorno alla Chiesa Arcipretale di S. Marco in Rovereto ; Rovereto, 1900. Nelle Mittheilungen cit., XVI, 1918, pag. 52 è detto erroneamente che la chiesa fu eretta nel 1678 da uno Skiazini di Verona.