— 67 — Anche il paese fu fieramente battuto. Un grande portale architettonico di una casa privata, ad arco rotondo ed a pilastri bugnati, fu del tutto distrutto. La chiesetta di S. Rocco secentesca, tutta in pietra, fu colpita anch’ essa, talché si dovettero rifare in parte gli altari ; perdette la statua secentesca del Santo titolare. Si salvarono invece gli affreschi della volta e la pala dell’ aitar maggiore, che porta la data 1608 ma non ha nome d’ autore. MORI. — Bella grossa borgata, che si stende lungo la strada tra vai Lagarina e valle del Garda, ridotta dalla guerra a un mucchio di rovine. Fio. 544. — Castione - Chiesa curaz. di S. Clemente Stato subito dopo guerra. La Chiesa curaz. dedicata a S. Stefano molto antica (anteriore al 1180), ma ricostrutta al principio del XVII, era stata ampliata due volte, 1’ ultima pochi decenni prima del conflitto (1); conservava intatta però la sua magnifica torre romanica, che colpita nella cuspide, squarciata nella cella campanaria, sbreccata negli spigoli, tuttavia resistette fra il generale disastro (fig. 547). Non così la chiesa che ebbe volte e muri atterrati e vide crollare i belli stucchi e deturpare i suoi altari settecenteschi di preziosi marmi (fig. 548). Ricca era di opere d’arte, le cui principali furono salvate dal Comando austriaco e poi (i) Per la storia di Mori e delle sue chiese vedi il volumetto di O. Chizzola, La mina di qua da Trento. Mori nella zona nera, Mori, 19x9; e l’opuscolo di Antonio Lutteri, Mori nei miei ricordi e nelle mie reminiscenze, Trento, 19*9- 5