- 57 — per essere confinato a Innsbruck, è pietoso testimonio la istantanea che qui pubblichiamo (fig. 537). Essa mostra quale turbine vandalico fosse passato li dentro. 11 solito Clemen dice che della Biblioteca furono portati in salvo l’Archivio del Municipio, l’Archivio della Congregazione di Carità, il ritratto dello storico roveretano Gerolamo Tartarotti (1706-1761) dipinto da Girolamo Costantini, veronese, forse scolaro del Baroni, che lavorò appunto nel trentino (1) e quattro casse di importanti manoscritti e di antiche edizioni (2). I manoscritti poi e le edizioni rare, a quanto mi scrive con squisita cortesia lo stesso nob. de Cobelli, che allora reggeva interinalmente anche la biblioteca, furono custoditi con ogni cura e poi restituiti dal prof. A. Wieser dell’ Università di Innsbruck, al quale pure si deve (e ne registriamo il nome con viva compiacenza) se fu salvata e poi ricuperata l’intiera raccolta archeologica del Museo, dall’ età della pietra all’ età imperiale romana. Non gravi dunque furono le perdite del materiale bibliografico; ma grave fu ben quella dello schedario, che si è dovuto intieramente rifare per opera del nuovo bibliotecario comm. Don Antonio Rossaro. Anche i 19 grandi affreschi del ’500 del vecchio fabbricato della Cassa di Risparmio che. prima della guerra erano stati trasportali sulla tela per decorarne il fabbricato nuovo e che il Comando mise in salvo, furono potuti recuperare. Ben numerose e dolorose invece furono le perdite subite dalla Casa dei Rosminiani, tanto più dolorose in quanto non si può nemmeno ricostituirne 1’ importanza per mancanza di preventivo inventario. Solo un elenco approssimativo se ne trova nella pubblicazione di Franc. Paoli, Antonio Rosmini e la sua prosapia (3) dove son descritti gli oggetti, le incisioni, i quadri a olio, i libri, i codici miniati, gli incunaboli, il museo personale del grande filosofo. Tutto andò delapidato, poche cose furono potute ricuperare presso librai antiquari di Bologna. 1 pp. Bosminiani, già perseguitati dall’Austria e costretti a stare assenti per lunghi anni dal Trentino, quando tornarono ebbero dinanzi il deserto o quasi. Basta dire che trovarono sparse per le stanze e per il giardino più di 300 cornici vuote, che evidentemente avevano un tempo contenuti altrettanti dipinti o stampe. E di sole incisioni ne mancano almeno 15000. Ciò senza dire dei mobili antichi, delle stoffe, dei pizzi, delle argenterie. A stento fu racimolata qua e là qualche decina di dipinti, alcuni dei quali di discreto valore ; e tra essi il bozzetto del Maspanni, di cui abbiamo già detto. Numerosissime poi sono state le famiglie patrizie o ricche, che si videro spogliate degli oggetti artisticamente preziosi, e non poterono più riaverli se non in piccola parte qualcuna d’esse. Da Casa Rosmini Balisti un ufficiale austriaco, di cui si conosce il nome e la città, rubò un quadro di Giulio Carlini (1826-1887), molte rare incisioni ed altri oggetti diversi. Da Casa Rosmini-Giacomelli fu portato via un prezioso dipinto originale di alto valore patriottico: il celebre ritratto in gruppo di Tito Speri, Fattori, Boldini, Giacomelli, Lazzati, Montanari e del famigerato Casati dipinto nelle carceri del Castello di Mantova dal pittore Giuseppe Boldini (fig. 538), nè più nulla se ne seppe. Più ancora che la perdita del cimelio rode il nostro cuore il pensiero della profanazione da esso subita, cadendo e rimanendo in mani sacrileghe (4). Inoltre disparvero quadri detti genericamente d’autore ma non meglio indicati, e due gruppi di quadri di maiolica bianca di Capodimonte. (1) V. Zannandreis, Pittori veronesi, Verona, 1891, pag. 441. (2) Ciò a iniziativa del prof. Don Vincenzo Casagrande di Trento. (3) Rovereto, 1800, pagg. 112-121. (4’/ Veggasi per esso 1’ opera magistrale di A. Luzio, / Martiri di Belfiore e il loro processo, Milano, 1905, I, pag. 221, da cui togliamo la riproduzione del dipinto.