44 Oh ciel! donaci i figli, il più prezioso Oc’ tuoi doni, dicea : così tua destra Del pudico dcsir coroni i voti. Ciechi mortali, oh quanto mal »cernete 11 vostro ben verace! Anche Rachele, Donami figli, al suo Giacob ripete Nell’ impaziente ardor, o eh’ io mi muoio. Mal concetto sue brame. Ecco essa muore Appunto allor, che il suo desir si adempie Se ai genitori son talora i figli Quasi bel serto di odorosi fiori. Che diffondono ovunque il grato olezzo, Ohimè, quanto più spesso d’ amarezza E di affanno crudel sono sorgente! D’ardente passiou l’anima inquieta Ed importuna in pacifico oggetto Ferma i suoi voti. Oh come allor conviene Del Maestro divin l’aspro rimbrotto: Quel che chiedete voi ignorale appieno Di Previdenza in man non son le cose Desiate da noi? Spesso è pietade Negarle, e rattener I aspra cagione D’ogni nostro infortunio e d’ ogni pianto: E’ appetito scomposto il cibo anela, Che util si crede, e eh’ è mortai veleno. D’ un puro ben la fantasia si pasce, Che se reai divieti, de’ mali è il colmo. Di nulla aver disio s’ impari al fine, Nè di felicità fissar le forme.