La Chiesa della Madonna del Carmine, che il Brentari (1) dice « la più bella di Rovereto », era stata ricostrutta (8) nel 1674 in sostituzione della chiesetta trecentesca, che fu adattata a sacrestia della nuova. Fu colpita da più granate, delle quali alcune sfondarono un cappellina fracassando un altare, altre non riuscirono a perforare la volta assai massiccia. L'affresco del presbisterio, opera di Eugenio Cisterna viv., è salvo solo in parte (la calotta dell’abside) perchè si ritenne prezzo dell’opera conservarlo, benché cosa danneggiatissima. Andarono perdute tre pale: Sante Lucia, Agnese ed altre; M. F. addolorata, S. Giuseppe; cinque quadri del Baroni erano stati asportati dall’Austria e furono molto danneggiati durante il viaggio a Innsbruck ; perdute molte delle argenterie tra cui un ostensorio del sec. XVII; dei mobili settecenteschi della sacrestia non rimase che lo scheletro. Passando dagli edifici sacri a quelli civili, primo dobbiamo ricordare il Palazzo municipale, bell’edificio eretto nel 1476 dal podestà Pietro Venier e poi, nonostante i successivi adattamenti e rimaneggiamenti, abbastanza bene conservato. La fotografia, che presentiamo, lo mostra trasformato in trincerone e già ormai in parte diruto (fìg. 533). Fu potuto ora abbastanza bene restaurare. Nell’ottobre 1918 un capitano, professore di pittura alla Scuola d’arte industriale di Vienna, dicendosi incaricato dal Comando austriaco della X armata, asportò dal Municipio parecchi oggetti, tra cui alcune incisioni del Morghen, paesaggi a matita di Cle-mentino Vannetti (1754-1795), ritratti di persone celebri e altre cose di non gran conto; che, quantunque il Municipio non mancasse di protestare, non si poterono più riavere. Nè, pur troppo, si potè più riavere un oggetto di ben più alto, anzi di sommo valore artistico e commerciale, il magnifico picchiotto di bromo, opera certa di Tiziano Aspetti (1565-1607), in forma di lira, includente una figura allegorica (la Fortezza?) ai cui fianchi strisciano in atto di balzare due leoni ruggenti (fig. 534). Questo oggetto prezioso si poteva accostare, e vinceva forse il confronto, coi picchiotti più celebri dello stesso artista, con quello del Kunstgewerbe Museum di Berlino o con quello della raccolta Pierpont Morgan di New York (3). 11 Castello, eretto forse da Guglielmo Castelbarco e di cui, a ogni modo, si hanno notizie dal XIV secolo (4), era stato ridotto a caserma dagli austriaci. Fu, naturalmente, centro di attrazione dei proiettili, onde usci dalla lotta in gran parte smantellato (fig. 535). Besistette tuttavia nelle sue parti principali e nel bel torrione rotondo, talché potè venire bene restaurato ed ora è sede del Museo della guerra. Dalla sua torre squilla ogni sera la « campana dei caduti ». Il Museo d’arte e la Biblioteca civica, siti allora nel bellissimo palazzo Piamarta (1772) furono vittime, assai più che dei bombardamenti, delle ruberie e delle devastazioni militari. Il Clemen annota che fino dal principio della guerra furono messi in salvo (ge-borgen) dall’ Autorità militare austriaca numerosi oggetti di scavo preistorici, molti dipinti, bozzetti del Baroni, e parecchie altre raccolte (5). Ma di quale salvezza si trattasse ognuno capisce. Anche ammettendo che talvolta le intenzioni del Comando fossero (i) Op. cit., pag. 8j. (a) Stefani, op. cit., pag. 221. (3) V. a proposito di questi due L. Planiscig, Venezianische Bildhauer der Renaissance, Vienna, 1921, pagg. 576-7. Il Planiscig non ricorda però questo di Rovereto. (4) V. in proposito G. Gerola, V origine della rocca di Rovereto, in «Atti Acc. veneto-trentino-istriana », d. II, 1905, fase. I. (5) Loc. cit.