Conclusione Fin dal principio di questo scritto, e poi ripetutamente qua e là, ho espressa la poco confortante certezza che nella mia opera non sarebbero mancate lacune e imperfezioni. L’enorme estensione dei luoghi da esplorare, dal Garda all'Adriatico, dal Montello al Tonale, da Padova e da Verona a Trieste, che non rendeva sempre possibile, nonostante ogni mia volontà ed ogni mia più rude fatica, la intiera raccolta delle minute sparse notizie, — la necessità di rivolgermi troppo sovente a persone non tutte erudite in materia come parroci e proprietari, anzi talvolta o per inerzia o per sospettosa maltidenza reticenti, o talvolta invece disposte per inscienza o per amore delle cose perdute ad esagerarne il valore con attribuzioni fantastiche, — l'obbligo quindi e spesso la enorme difficoltà e non di rado la impossibilità di controllare le notizie stesse, ricorrendo a confronti critici o a fonti storiche sicure, — la varietà della materia, che abbraccia tutto il campo della storia dell’arte dall’archeologia preistorica alle opere contemporanee, dalle architetture e dalle pitture al mobiglio, alle stoffe, ai gioielli, non senza allargarsi sino alle biblioteche e agli archivi e alle raccolte scientifiche, rendevano il compito da me assunto tale che sotto il suo greve carico mi sono sentito sovente tremare le spalle. E ciò senza dire che poi ogni piccolo erudito locale, cui non manchino il tempo e la voglia (non oso dire la malavoglia) di rivedere parola per parola il mio scritto relativamente a quel suo paese o a quella sua chiesa, può anche prendersi il gusto di cogliermi in qualche più o meno lieve inesattezza o dimenticanza. Eppure, giunto ormai alla fine di questa fatica, se riguardo il lunghissimo cammino percorso (cammino anche nel senso materiale, chè si tratta di più migliaia di chilometri per pianure e per monti, fatti a minuscole tappe e a pazienti soste continue) e se abbraccio collo sguardo la mole del materiale da me raccolto, nel quale ricorrono tratto tratto anche rivelazioni inattese di preziosi oggetti sino ad ora ignorati e spesseggiano le correzioni documentate o critiche di vecchi errori di nomi e di date e di soggetti, sento legittima la soddisfazione di essere giunto da solo a condurre in porto, nel corso di cinque anni, un'impresa che forse avrebbe stancata un’accolta di numerosi collaboratori, i quali, come avvenne in Germania, si fossero diviso il campo delle ricerche. E le lacune e le imperfezioni, che fino ad ora, nelle parti venutesi da anni di mano in mano pubblicando, mi furono segnalate o privatamente o per la stampa da amici o da colleghi premurosi, e quelle che da per me nel corso dell’opera sono venuto riconoscendo, sono state di gran lunga meno di quante io stesso al principio temessi ; onde di ciò si conforta la mia coscienza non solo di scrupoloso indagatore e di cultore di storia dell’ arte, ma e sopra tutto di figlio di questa mia terra, il cui amore mi ha sino alla fine guidato e sostenuto. Poiché questa nostra adorata Italia, uscita trionfatrice da una lotta immane, può ora dunque con solenne vanto additare a sé ed altrui le innumerevoli ferite che furono il prezzo della sua vittoria. Ferite e distruzione non solo, come tutti pensano, di uomini, ma anche di cose, che spesso non sono meno preziose della vita umana. A fianco del terribile bilancio di sangue, che comprende la vita di 600.000 soldati caduti sulle tre fronti, essa può oggi squadernare un altro bilancio ugualmente terribile di monumenti e di opere d’arte o d’antichità annientate o irrimediabilmente mutilate o guaste. E come il primo comprende capi e gregari, vite gloriose di eroi e umili vite di innumeri ignoti