- 79 — CAPITOLO XIX. I danni per la lotta sulla fronte Trentina occidentale: Valle inferiore del Sarca e Val di Ledro ARCO. — I danni di questa graziosa cittadina furono gravi, ma fortunatamente non gravissimi. La chiesa arcipr. antichissima, dedicata alla Vergine Assunta, era stata riedificata in grandiosa forma, tra il 1613 e il 1671, da un Giovanni di Verona non meglio conosciuto. Fu colpita da granate, per cui fu mutilato il gruppo in marmo dell’Assunta sul-1’aitar maggiore, opera dello scultore veronese Gabriele Caliari (c. 1495-c. 1550) che fu padre di Paolo (1), e del quale i biografi non ricordano che dubbiosamente il parapetto del-l’altare di S. Biagio nella chiesa dei SS. Nazario e Celso a Verona, e la cariatide del-l’acquasantiere destro nella chiesa di S. Anastasia. Ma quest’ultima non può essere sua, perchè l’acquasantiera porta sull’orlo della coppa la data del 1591. Più probabilmente è suo il parapetto di S. Biagio perchè nel 1533 egli veniva pagato dalla confraternita di tal nome, non sappiamo per quale lavoro (2). Importante dunque è, sotto questo aspetto, il gruppo di Arco (3), come unica cosa certamente sua. Fu asportata e poi recuperata, ma nel duplice trasporto assai rovinata, una pala di S. Antonio da Padova, che nel suo stato miserando attende ancora di venire equamente restaurata. Finora anonima, parmi possa venire assegnata a Domenico Biìusasorci. Altre pale andarono guastate e due veli omerali perduti. La chiesa di S. Anna, del 1652, ebbe demolito il campanile; quella di S. Maria della Vittoria un altare in legno di stile sansovinesco colpito e la pala sfondata in modo da non poter più venire ricomposta. Importanti sono anche le chiese filiali. Quella di S. Apollinare in Prabi, le cui più antiche notizie risalgono al 1395 e si era conservata immune da successive manipolazioni, ebbe rovinato il coperto e demolita una parte dell’abside; quindi guasti gli affreschi. La preziosissima chiesetta ha sul fianco un pronao a tettoia con un Cenacolo giottesco abbastanza conservato, un S. Apollinare del ’500, un Crocefisso fra Maria e Giovanni del '600; internamente è tutta coperta da affreschi di scuola giottesca, assai fini con figurazioni diverse della Vergine in trono, lunghe file di Santi, la Deposizione nel sepolcro, la Annunciazione ai lati dell’ arco. Degli Apostoli nell’ abside rimangono solo 5 teste ; nel catino qualche pezzo di crosta indecifrabile. Il resto cadde col tratto di muro. Anche gli altri affreschi patirono per la conseguente esposizione all’umidità; ora sono stati restaurati ma non bene. (1) V. Pietro Caliari, Paolo Veronese, sua vita e sue opere, Roma, 1899, pag. 11. (2) G. Biadego, Intorno a Paolo Veronese, note biografiche in «Atti del R. Istit. Ven. », t. LVII, 1898, pagg. no segg. (3) V. Chini, Statuto della chiesa collegiata e parrocchiale di S. Maria in Arco, Arco, 1895.