— 133 — era intieramente bianca, restò incolume l’abside a crociera (fig. 595), che era tutta frescata; non così però che 1’ umidità, entrante dall’ enorme apertura, non recasse dei danni. Più facilmente risanabili furono i guasti alle pitture nello spessore dell’arco trionfale (mezze figure di Santi e di Sante : S. Ayata, S. Maria Maddalena, S. Caterina ecc.) e le rappresentazioni dei grandi Dottori della chiesa nelle vele (fig. 596). Sono affreschi anonimi di tipo veneto-friulano ancora quattrocentesco, ma forse del principio del '500. Villa del senatore cav. Elio Morpuryo. Anche qui il crollo di parte del tetto lasciò allo scoperto per lungo tempo gli affreschi di Francesco Chjaruttini, che ne uscirono danneggiati. E per lo stesso motivo altri affreschi del medesimo autore furono guasti nella Villa Caimo ora dei co. Florio. MANZANO. — Dalla villa dei co. Trento furono rubati tutti i quadri della sala, compresi quattro Alessandro Magnasco (1681-1747), dei quali non ho potuto trovare fotografìe nè conoscere il soggetto. MORTEGLIANO. — Dalla casa dei conti di Varino furono rubati dei ritratti, che si dice portassero la firma di Gio. Antonio da Pordenone. Pare invece si trattasse di tele di ignoto autore e di pregio non raro. S. DANIELE DEL FRIULI. — La chiesa del castello, dedicata a S. Daniele dal longobardo Rodoaldo nel sec. X, romanica in origine, ma poi rammodernata, ebbe alcuni colpi di granate austriache nella facciata, ma senza gravissimi danni ; intatta rimase la torre romanica. COSA (Spilimbergo). Non CASA, come per errore fu stampato più addietro. Ci è dato qui di pubblicare la veduta del settecentesco Palazzo-castello dei conti Attimis-Maniayo, mole grandiosa accantonata da quattro corpi di fabbrica in forma di torrioni. Come si può vedere, non rimasero in piedi che i muri perimetrali (fig. 597). e tutto il vecchio mobiglio andò distrutto o disperso. OSOPPO. — Chiesa di S. Pietro nel forte. Era stata costrutta in nobile stile classico nel 1702 dai Savorgnan sul posto dell’antichissima pieve. 11 semplice eppure elegante sarcofago già nella primitiva chiesa, contenente le spoglie mortali di Girolamo Savorgnan (f 1529), il valoroso capitano veneziano nella guerra contro Massimiliano d’Austria {v. più addietro alla voce Moruzzo), era stato poi collocato nella nuova chiesa nel 1705. Ma nel 1797 fu tolto anche di lì e trasportato nella parrocchiale, per essere stata la chiesetta del forte adibita fin da allora a magazzino militare. Questa conservò tale uso anche nella recente guerra. Nella ritirata dell’ottobre 1917, dovendosi sgombrare il forte, si appiccò l’incendio al materiale ivi raccolto, onde il tetto crollò intieramente rimanendo in piedi i soli muri, e con essi la facciata, la cui decorazione architettonica era stata condotta già in origine poco oltre la metà dell’altezza (fig. 598). Ora si sta pensando al restauro. Il reliquario di S. Colomba, opera del 1730 quasi priva di valore artistico (del reliquario precedente non era stato conservato che il vetro), era stato trafugato da un soldato austriaco durante l’invasione. Un ufficiale lo tolse al soldato, lo portò a Vienna e nel 1927 lo restituì al pievano di Osoppo (1). Chiesa parrocchiale. Andò disperso 1’ archivio, che non si sa a che tempo risalisse. (i) Vedi G. Vale, Santa Colomba e la Pieve di Osoppo, Udine, 1927, pagg. 91 e seg.