— 102 - delle antiche o recenti guide di Padova fanno cenno; e nulla consta dei loro autori storicamente. Ma non credo di errare attribuendo questo del salone, nonché i due dello scalone monumentale e dell’atrio superiore, che pure soffersero assai ma non pericolarono, a Jacopo Guarana (1750-1808), di cui parnii rivelino la inano nella sordità del colore, nel bruno delle carni, nel rilievo dei muscoli, nella crudezza dei contrasti. Quello dello scalone (pur esso guasto dallo scoppio) rappresenta Giove che fulmina i Giganti (fìg. 570); quello dell’atrio: Minerva che offre l’olivo a Bellona. Il palazzo fu edificato dall’arch. G. B. Novello nel 1769. Al Capitolo V. BELLUNO. — A maggiore illustrazione di quanto abbiamo ivi detto a proposito delle ruberie artistiche perpretate nelle nobili case bellunesi e con animo lieto per il parziale ricupero, registriamo qui che finalmente, dall’ enorme bottino del famigerato capitano Platzer di Feldkirchen e mercè l’opera attiva del nostro Consolato, si sono potuti riavere alcuni dipinti di proprietà delle famiglie Miari-Fulcis, Pagani-Varola, Bertoldi, e altre. Di casa Pagani-Varola, che lamentava la perdita di 150 pitture, è tornata fra altro la bellissima e grande tela: Adorazione dei Pastori di Jacopo Tintoretto, che è tra le eccellenti del sommo artista. I danni da essa sofferti sono lievi (1). A casa Bertoldi appartengono invece due tele: Ercole al bivio ed Ercole e Onfale di Sebastiano Ricci, strappate con violenza insieme con altre pitture settecentesche dal loro posto e trafugate di nascosto; non ancora ricuperati sono i tre ovali con Apollo e Dafne, e Pan e Siringa e con un Putto recante la Croce di Malta, già pubblicati dal von Derschau (8). La tela di Ercole ed Onfale, danneggiata non poco (fig. 571), è stata ora anch’ essa restaurata (3). I due dipinti sono assai notevoli per la succosità del colore e specialmente per l’effetto della luce che l’artista fa scorrere, come suole, quasi esternamente e parallelamente al quadro, lasciando le figure principali in una mezza penombra e illuminando di striscio le figure laterali che escono dalla tela. Anche la Deposizione di Cristo del Monte di Pietà, opera del Ridolfi, e un dipinto mitologico del Della Vecchia di proprietà del co. Tommaso Maria Fulcis sono stati ricuperati. VODO DI CADORE. — La Chiesetta parr. dedicata a S. Lucia, fu colpita e incendiata dalle nostre artiglierie di Monte Rite nei primi giorni del novembre 1917 (fig. 572). Assai antica, era stata restaurata e in parte rifatta nel 1700, come risulta dalla data scolpita nella chiave dell'arco del coro. Possedeva una pala di Cesare Vecellio in forma di trittico con Maria Vergine fra S. Lucia e S. Gottardo, che purtroppo in quei giorni di lavoro febbrile non feci in tempo a salvare e che divampò nell’incendio. Andarono distrutti altri arredi sacri e paramenti di pregio. Anche due contrade del paese furono ridotte a mucchi di rovine. AGORDO. — Danni di occupazione gravissimi. La Famiglia nob. De Manzoni possedeva veri tesori d’arte d'ogni genere. Dall’ elenco che mi viene fornito risulta che (1) Vedi la sua riproduzione, con più particolareggiate notizie intorno al ricupero, nell’articolo di G. Focolari, II ritorno di pitture veneziane trafugate dagli Austriaci a Belluno, in « Bolle», d’ arte », aprile 1931, pagg. 474 segg. (2) Joach. v. Derschau, Sebastiano Ricci, Heidelberg, 1922, pagg. 54 segg. (3) La fotografia che pubblichiamo riproduce il dipinto prima del restauro. I danni, del resto, si avvertono abbastanza bene anche a restauro eseguito.