DOGE! GIOVANNI SORANZO. 123 549. — (1312), ind. XI, Dicembre 12. — c. 197. — Roberto re di Sicilia (Napoli) e Gerusalemme partecipa al doge che papa Clemente V gli affidò il governo di Ferrara ; chiede che il comune si comporti amichevolmente col di lui vicario ed ufficiali in detta città, avendo egli dato riguardo a Venezia ordini conformi, la cui trasgressione prega gli sia notificata. Si rallegra della notizia datagli dell’ accordò ristabilito col papa. Dato a Napoli. 1312, Dicembre 15. — V. 1312, Agosto 16. 550. — s. d., (1312). — c. 185 t.° — Gregorio Delfino bailo veneto in Armenia scrive al doge Marino Zorzi d’ avere, dopo il suo ingresso in ufficio, riscosso dai mercanti l’imposta di Vs 0 o> °'ie sin oggi diede lire 60 di gr. ; manderà in breve i conti. Dice d’ aver già rimesso in due volte 20 lire di gr. pagate al doge da Nicolò Acotanto; ora invia collo stesso mezzo altre 1. 10. Il resto lo spese per conto pu-blico come dimostrerà al suo ripatriare. Rinnova il consiglio che il detto Vi °/o venga riscosso in Venezia, come cosa più facile, aggiungendo che da due taride dei Ruzzini e dei Contarmi, ultimamente colà arrivate, non trasse che circa 11 lire, benché portassero più che 1400 sacchi di merce. Rimette il dettaglio di tale esazione, nel quale sono nominati : Biagio Premarino, Marco Boninsegna, Andrea Marioni, Andrea Nani, Pietro Briza, Tomaso Dandolo, Bellello Soranzo, Maffeo Miani, Cremaschino, Michele Comaro, Bellello Faliero, Guidotto Marmora,. .. Da Mula, Andrea Banzon, Giannino Querini, Bertucci Trevisano, Bartolameo de Floravanzo, Menego Dalco, Giovanni da Molino, Luca Ruzzini, lacomelo orese, Cristoforo Naizo, Giannotto Loredano, Benedetto Girardo scrivano, Giannino Contarmi. 551. —s. d., (131 2). — c. 189 t.° — Lettera di Andrea Zeno podestà di Farra (Lesina) e Brazza al doge. Espone che, partito il suo predecessore Giovanni Soranzo per malattia, la gente detta de’ sclavagosti, con altri d’ Almissa e banditi, invase la cancelleria e ne bruciò i registri criminali ; che quando egli entrò al reggimento trovò che quella gente s’ era impadronita del luogo, ponendovi a capitano un Giorgio de’suoi, e sbandeggiando 12 contrari ad essa. Dice d’ aver mandato a Venezia un fratello dell’ ultimo detto Galesso (che aveva ucciso due di Farra), un parente di costui detto Prodano, e due suoi nipoti, e tre figli di certo Marico, che tutti andavan commettendo male azioni; che da 15 mesi eh’ è in carica tutto è tranquillo ; lamenta che il doge Zorzi abbia permesso ai nipoti di Prodano di ripatriare, giacché il ritorno dei due riaccese le nimistà ; termina pregando che non si ascoltino gli inviati dagli sclavagosti a Venezia per chiedere la liberazione dei carcerati. Latori della presente sono Alixa Magne e Dobit Schiavo, che portano querele contro gli sclavagosti. V. Liubió, op. cit., I, 263. 552. — (1313), ind. XI, Gennaio 12. — c. 192 t.° — Annotazione : che il doge proibi al nobile Andrea Gomberto di dare ad alcuno, senza suo ordine, cosa veruna