MEDITAZIONE OTTAVA. SOPRA IL SEPOLCRO IC UN PAURE DI FAMIGLIA. Che legger debbo in questo sasso umile Fisso nel suol, cui l’arte nulla aggiunge Di pregio e di lavor? Veggo io la mano Che il collocò. Semplicità modesta Ne diresse il pensier - Ma pur v'ò scritto. Che mai? Se spente ornai ne son le cifre Del leggiero scalpello? Appena il senso Rilevar si potria. Fors’ è la colpa Di chi ve le scolpì? o dal frequente Concorso e calpestio perser la forma? 0 le perenni lagrime versate Su questa tomba a scancellar son giunte La dura pietra? Oli Dio! ch’io non in'inganno; L’ ossa spolpate d’ un tenero padre Son qui rinchiuse: ai deboli suoi tigli, Crescenti intorno a lui, mancò il sostegno. Morte spietata, differire un poco Potevi almen, che di paterna cura Uopo loro non fosse, e dal suo labbro Il solido costume avesse attinto 4