240 COMMEMORIALI, LIBRO II. città di Milano, come aderente e fautrice di Matteo Visconti dichiarato eretico da quell’ arcivescovo e dagli inquisitori della Lombardia superiore. Dichiara caduta quella città nelle pene canoniche e ne scomunica i cittadini tutti, che potranno essere ridotti in servitù. Dona i loro beni e diritti a chi li occuperà. Rimette i debiti a tutti i loro debitori, e priva la città d’ ogni privilegio e franchigia. Procederà con rigore ancor maggiore, se la città continuerà a favorire il Visconti. Data a Valenza, diocesi di Pavia. Allegato B : (1322), Gennaio 23. — Bolla piccola di Giovanni XXII papa a Bertrando cardinale ecc. Avendo saputo che Matteo Visconti ed i suoi figli Galeazzo e Marco, già scomunicati come eretici, inveivano contro chiese ed ecclesiastici ed emettevano ordinanze ereticali, concede indulgenze a chi li combatterà, e ne in- 0 giunge la publicazione nelle chiese sottoposte al legato, al quale raccomanda sollecito procedimento, venendo da tale affare impedite le imprese di Terrasjnta. Data in Avignone, a. 6 del pont. (X hai. Fébr). Allegato C : Detto giorno. — Bolla come sopra. Ordina al legato „d’informarsi degli amici, aderenti e fautori del Visconti. Conosciutili, li dichiarerà caduti nelle stesse pene, e, come tali, li farà proclamare nelle chiese ad esso legato sottoposte. Ciò per autorità apostolica ed imperiale, la quale, vacando l’impero, risiede nel pontefice. Data come sopra. 318. — s. d., (1322, Maggio 12). — c. 118 (117). — Petizione di Pietro Quat-trolingue al doge e al suo consiglio. Navigando su nave di pisani e piacentini nelle acque d’Armenia, dalla flotta di Marco Basilio (di 32 navi) fu spogliato di 700 e più lire tornesi. Pietro Calvelli bali di Mompellieri è il suo successore Giovanni de Ri-palta ne scrissero inutilmente a Venezia. L’inviato veneto Guglielmo di Freganesco avea bensì fatto citare tutti i danneggiati dai veneziani, ma poi se ne partì restando a Mompellieri la querela del petente. Presenta la lettera n. 297, e chiede risarcimento dei danni patiti (v. n. 319). 319. — 1322, ind. V, Maggio 12. — c. 117 (116) t.° — Il doge risponde a Pietro Quattrolingue, già di Marsiglia ora di S. Antonino, suddito dei re di Francia e di Maiorca, il quale, per sè e per parte dei detti re, del siniscalco di Nimes e Beaucaire e del bah di Mompellieri, aveva chiesto risarcimento dei danni datigli da navi venete comandate da Marco Basilio. Venezia fu sempre disposta a fargli giustizia e a ciò furono deputati i giudici del Forestiere ; ma il querelante non volle usare tal via. — Il Quattrolingue risponde non voler litigi, ma il risarcimento dovutogli. — Il doge ripete quanto disse, e protesta che sarà responsabile il Quattrolingue se non otterrà giustizia. Fatto nel palazzo ducale, in collegio. — Testimoni : Giovanni da Lezze, Federico Cornaro, Marco Gisi di Candia, Marco di Andrea Cornaro di Candia, Nicolò Grimani di S. Giuliano, Nicolò detto Pistorino vicecancelliere, Nicolo de March. (di M arsi fio ?) e Benincà de Gheciis ambi notai ducali. — Atti Bonincontro notaio imperiale e scrivano ducale (v. n. 318 e 225).