40 COMMEMORALI, LIBRO I. gna a Belletto Fallerò, Andrea Valaresso e Uomo Querini ambasciatori veneti, circa la proposta mediazione di Venezia nelle contese fra Bologna ed il marchese d’Este. Espone gli attentati di Obizzo d’ Este contro quella città, la quale con Venezia lo rimise, ai tempi di Salinguerra, in Ferrara, e gli diede ogni sorta d’ aiuti, mentre egli, sconoscente, s’impadroni di Modena, Reggio e Parma, e tentò insignorirsi della stessa Bologna a cui, coll’ aiuto di Mainardo Pagano, tolse Imola da essa tenuta per la Chiesa, onde ne sorse guerra devastatrice, terminata, mercè gli uffici di Venezia e Firenze e l’intervento del papa, con la pace che diede ai bolognesi Bazzano e Savignano, ma che il marchese non osservò mai. Di poi, tentò di nuovo d’ aver Bologna coll’ aiuto di certi lucchesi e fiorentini, ed ora fa di tutto per molestarla, fattosi ghibellino, suscitando i ghibellini interni e quei di Toscana, Romagna, Lombardia e Marca d’ Ancona. Non sembra per tutto ciò ai bolognesi di poter godere pace finché il marchese non mantenga quanto promise al papa, lasciando Modena e Reggio, e desistendo da’ suoi torbidi pensieri. Data a Rologna. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., T, 124. 212. — (1304), Dicembre 28. — c. 09. — Delfino Delfino dichiara che, quando fu ambasciatore a Costantinopoli, nella liquidazione dei danni dei veneziani venne ammesso quello denunziato da Raffaele Natale, che fu anche approvato dal commissario imperiale con piccolo diffalco (débatum) (v. n. 227). 213. — (1304, Dicembre). — c. 08. — Risposta del doge agli ambasciatori del comune di Padova (v. n. 209). Sostiene che Padova, in forza della pace di Treviso, deve rimuovere le macchine (guarnimenta) dal suo esercito. Il vallo e la fossa cui posero mano i padovani sui confini di Chioggìa presso il castello delle saline sono in luoghi contestati, anzi su territorio veneto ; fa la storia delle trattative per la riduzione dei dazi all’ antica misura; nega che sieno stati ridotti, provandolo coll’ averli Padova recentemente posti all’incanto per 1. 13000; chiede siano rimessi sull’antico piede, altrimenti Venezia penserà al suo interesse; circa all’ aprire le vie, i lavori in Scuco ed alla Tenzon devono restare intatti in forza della pace; Venezia non fece opere nuove, solo riparò i guasti fatti nel toglier le macchine, Padova sì intraprese lavori nel Brenta ; infine aderisce ad un arbitrato sulle mutue pretese per tali lavori (v. n. 219). 214. — s. d., (1304). — c, 51 t.° — Bisposta del doge a Crescenzio de Bonvar (Bonvarii ?) e Zambono giudice, ambasciatori di Alboino della Scala capitano generale di Verona e di Guido Bonaccolsi capitano di Mantova, che offrirono mediazione per appianare le contese fra Padova e Venezia, e chiesero d’ essere scusati se fossero costretti dai patti che li legavano a quella ad intervenire in favore di essa. Visti tali legami, respinge la mediazióne dapprima accettata (v. n. 172): dimostra che Verona non può assister Padova contro Venezia ; questa però si difenderà da qualunque suo nemico.