82 COMMEMORI ALI, LIBRO X. risponde : esser questa obbligata dai trattati a tenere aperte e sicure le strade fra essa, Cremona e Milano, e volere Venezia che cosi sia. Questa si adoprerà per la liberazione del nobile Alessandro (de’ Tangentini ?) e de’ suoi, presi dal marchese d’ Este (v. 1314, Marzo 11). 348. — s. d., (1307, Dicembre). — c. 118 t.° — Risposta del doge a Corrado de’ Grimaldi ambasciatore del comune di Padova. A nuove rimostranze contro le * pretese di Venezia circa gli opifizi Grimani e Veniero, il dazio di Lendinara e le regalie di Piove di Sacco e Corte, il doge si richiama a quanto fu detto al n. 328, estendendosi alquanto sul primo punto» 349. — s. d., (1307). — c. 108. — L’ università dei nobili feudatari di Candia scrive al doge che, al tempo del duca Ermolao Zusto, quel consiglio dei pregadi decretò 1’ abbandono (dishabitatio) dei casali di Risa de Laxilo posti sul capo orientale dell’ isola, minacciando i greci ivi abitanti di ribellarsi ; che i proprietari danneggiati da tal provvedimento non ebbero compenso ; che, invece, Nicolò Cor-naro, figlio di Andrea detto Coniarolo, impetrò da Venezia ordini al duca Belletto Giustiniani di risarcimento per la distruzione del suo casale detto Lombaro, non ostante che il gran consiglio dell’ isola avesse decretato non esservi luogo a compensi. Continua che, sotto il duca Marco Dandolo, furono dati molti feudi, affrancati molti villani, fatte concessioni di casali con danno dello Stato ; che al tempo del duca Andrea Zeno fu ordinato a tutti i latini, ai vasmuli franchi ed ai villani non soggetti a feudi, abitanti nel capo orientale, che venissero a stabilirsi nel centro, con danno dei signori di detto capo ; che, governando il duca Marino Gradenigo, alla partenza dei Chortacii dall’ isola, molti villani li seguirono, altri furono affrancati, molti luoghi furono disabitati ; che, all’ epoca della guerra di Alessio Calergi, sotto il duca Albertino Morosini, ne andarono disabitati altri del capo occidentale, si diminuì il testatico ai villani del centro e del capo orientale, e molti furono affrancati; che,- reggente il duca Andrea Dandolo, fu vietato ai feudatari di tener animali e lavorar terra nel capo orientale, e si affrancarono villani ; che, sotto il duca Guido da Canale, fu, in causa di terremoto, diminuito il testatico ai villani del centro e del capo occidentale ; che quelli del capo stesso ridussero le contribuzioni dei frutti e del vino; che tutto ciò fu decretato col consenso dei feudatari per la conservazione dell’ isola ; ma con tale lor danno, che, volendo dare ascolto alle pretese del Cornaro e d’ altri, sarebbero rovinati. Aggiunge, che i signori dei casali di Risa de Laxito acconsentirono in Consiglio alla demolizione ; prega il doge che non voglia costringerli a compensi ingiusti (v. n, 350 e 392). 350 — s. d., (1307). — c. 108 t.° — Giovanni Fratello, Leonardo Gradenigo, Pietro Borgognone e Marco Cornaro, rammentati gli ordini ducali relativi ad Andrea e Nicolò Cornaro (v. n. 319), chiedono al doge compensi per la devastazione dei loro casali di Risa de Laxito, e che faccia riconoscere in giudizio le pretese dell’ università dei feudatari esposte nella precedente (v. n. 351).