COMMEMORALI, LIBRO f. respansori loro assegnati dal gran consiglio dell’isola; difesa dei querelanti; nuovi» replica dei responsori, risposta dei primi, e finale dei secondi. Deposizione dei testimoni Marco Veniero, Nicolò Buono, Nicolò Abramo, Tomaso Minotto, Iacopo Tagliapietra tutti di Candia, contrari ai petenti; e di Angelo Gariola e Benvenuto da Brescia cancelliere, non ammesse per buone dai responsori (v. n. 349). 393. — s. d., (1308). — c. 134. — Distinta di varie somme di perperi, senza indicazioni che valgano a determinare bene lo scopo della inscrizione nel libro ; pare una partita di entrata di qualche ufficio publico. 394. — s. d., (1308). — c. 434 t.° — In seguito ad esposizione fatta al comune di Padova da Marino Bembo e Stefano Gradenigo ambasciatori veneti, il podestà, gli anziani, i quindici gastaldi ed i savi espressamente eletti da quella città, inviarono a Venezia Bomano de’ Steni, Aztutum di Alberto da Engelardo giudici, Bel-denando di Enrigeto notaio e Padovano di Muzio, colla seguente risposta : Padova ringrazia Venezia dell’ assicurazione che non permetterà sia turbato il legittimo possesso acquistato su Rovigo e il suo contado, su Salto di Fratta, Costa di Pon-tecchio e circondario ; gode che Venezia sia padrona di Castel Tedaldo, del ponte, della torre e del borgo di S. Marco in Ferrara, augurando che possa avere anche il resto. Alla richiesta che Padova non permetta ai suoi di molestare i veneziani nel ferrarese, nè di prestare aiuto ai loro nemici, risponde essere essa amica della S. Sede e di Venezia; Francesco (d’Este), che è suo cittadino, averne implorato soccorso ; offre la sua mediazione per negoziare la pace col papa. — Gli ambasciatori sono poi incaricati di chiedere salvo condotto per Pantaleone de’Tadi giudice, onde possa recarsi a Venezia a scolparsi di accuse. Aggiunta : Gli ambasciatori chiedono che Venezia permetta a Padova di aprire negoziati di pace in Ferrara coi nunzi papali, i quali avevano aderito a tal proposta come pure il comune di Ferrara (v. n. 379, 385 e 395). V. Minotto, Doc. ad Fenariam, I, 147 (con data 24 Settembre). 395. — s. d., (1308). — c. 135. — Il doge risponde a quanto contiene il n. 391. Venezia rispose col fatto alla preghiera di non lasciar molestare i padovani nel rodigino: altrettanto spera farà Padova a riguardo dei veneziani nel ferrarese, benché non abbia risposto colle parole in modo soddisfacente; declina la proposta mediazione, riservandosi di accettarla a tempo più opportuno. Sentirà sempre con piacere quanto gli ambasciatori padovani vorranno proporre per finire ogni vertenza, specialmente quelle circa il sale e le rappresaglie fra Padova e Venezia. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., I, 148 (data 27 Settembre).' 386. — s. d., (1308). — c. 136. — Diritti della S. Sede in Ferrara: 30 marche d’ argento all’ anno, prodotto dell’ imposta d’ un denaro pagato da ogni capo di famiglia ; 10 marche d’ argento annue per Massa Fiscaglia; la metà del ripatico della