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COMMKMQRIAU, LIBRO I.
    402.	— (1309), ind. VII, Febbraio 13. — c. 146 t.° — Rizzardo da Camino capitano generale di Feltre, di Belluno (e di Treviso), a tutti i mercanti del fondaco di Venezia, tedeschi ed altri: Giustifica i danni dati nel suo distretto e in quello di Ceneda a certi mercanti ; dichiara che le strade nei suoi territori saranno libere e sicure al commercio ; invita alcuni d’ essi a parlar seco, e promette ogni protezione a persone e cose.
    Data a Treviso.
     V. Minotto, Doc. ad Belunum ecc., 101.
    403.	— (1309), ind. VII, Marzo 8. — c. 138 t.°. — Avendo Biagio de tritolino e Giovanni de Patemiano, ambasciatori del comune d’Ancona, chiesto che Venezia abolisse il dazio di 2 per cento sulle merci, che faceva pagare in tutti i suoi porti agli anconetani, e restituisse il già riscosso, promettendo che Ancona abolirebbe l’imposta del 2 per cento sulle merci dei veneziani riparanti in quel porto per fortunali, e restituirebbe l’esatto, il doge risponde : che il mentovato dazio fu decretato il 5 Ottobre 1308, appunto per risarcire i veneziani di quello che dovevano pagare in Ancona; aderirà alla dimanda quando questa adempia la promessa.
    404.	— (1309), ind. VII, Marzo 18. — c. 139. — Il doge non annuisce alla dimanda fatta da Cavalca de Sale e Bono da Rezzato, ambasciatori del comune di Brescia, che Venezia stia mallevadrice dell’ osservanza, da parte dei contraenti, della pace conchiusa fra la detta città e Cremona (v. n. 405).
    405.	— (1309), ind. VII, Marzo 27. — c. 139. — Simile al precedente.
    406.	— 1309, ind. VII, Aprile 5. — c. 139 t.° — Il nobile Gresco de Boccono (o Bottono) da Zara dichiara con giuramento al doge e ai suoi consiglieri che Scla-vogest e Gregorio fratelli de Berberio (di Berek?) e Lompre de Zevalelo da Zara, con compromesso in atti di Giovanni de Qualis notaio zaratino, sottoposero una lite vertente fra essi, relativa a certa proprietà, al giudizio arbitramentale del conte Iuri di Berek (Bcrber) scelto dai due fratelli, di Damiano de Glorat da Zara pel Zevalelo, e di esso dichiarante ; che poi i due fratelli accusarono la loro controparte d’ aver chiamato a giudice il bano Paolo (di Croazia) il quale pronunziò anche sentenza ; che a ciò il Zevalelo opponeva esser andato a Scardona dal bano per dimostrare i suoi diritti sulla proprietà in questione ; che gli arbitri incaricarono Iacopo de Zandulino e Mazio de’ Varicassi d’ accomodare le cose, ma invano ; che finalmente essi arbitri confermarono la sentenza del bano, e diedero il documento a Prestor Tributi, ai quale fu involato da Gregorio suddetto.
      V. Ljubió, op. cit., I, 236.
    407.	— 1309, Aprile 19. — c. 139 t.° — Pietro de Pulcro castro, luogotenente di Iacopo re di Maiorca, scrive al doge : esser vani i timori dei veneziani di recarsi negli stati regi, e specialmente in Iviza, per sale, per la cooperazione di alcuni di