98
COMMEMORALI, LIBRO I.
ecclesiastici ; alla costruzione d’ una città fortificata, alla quale pure di buon grado gli stessi contribuirono.
    Si conclude, che a torto fu accusata Venezia d’inosservanza di sentenza pronunziata dalla S. Sede in seguito a querele di alcuni membri del sacerdozio del-l’isola, giacché tutti quelli che provarono o proveranno i loro diritti, furono o saranno rimessi nei loro benefizi; per quanto spetta agli ultimi trattati coi greci, Venezia dovette procurare di aggiustar le cose alla meglio, dopo una guerra di 18 anni, essendo allora involta in nimistà coi genovesi (v. n. 322).
    1310, Gennaio 24. — V. n. 432.
    420.	— (1310), ind. Vili, Gennaio 26. — c. 145. — Serravalle da Camino scrive al doge : correr voce in Treviso, ivi portata da un figlio di Bartolameo de Vari-gnana medico del conte di Gorizia, che Venezia abbia conchiuso tregua fino al venturo S. Michele col detto conte e col patriarca d’ Aquileia ; chiede se ciò sia vero, non volendo il capitano di Treviso far pace col conte stesso senza 1’ assenso di Venezia.
    Data a Treviso.
  • V. Mxnotto, Doc. ad Belunum ecc., I, 106.
     421.	— 1309, ind. Vili, Febbraio 8 (m. v.). — c. 145 t.° — Privilegio di cittadinanza interna ed esterna rilasciato al nobile cavaliere Enrico Rosso fRubeusJ da Messina ed eredi, per benemerenze verso Venezia. — Con bolla d’oro.
     Dato in Venezia nel palazzo ducale.
    422.	— 1309, ind. Vili, Febbraio 26 (m. v.). — c. 146. — Piacentino, cittadino di Costantinopoli, dichiara, alla presenza di Perino Giustiniani, Tanto cancellier grande, Andrea de Norengi e Donato Lombardo scrivani ducali, d’ aver ricevuto 1’ ultima paga ecc. (sic).
     Fatto in Venezia nel palazzo ducale.
     423.	— 1309, ind. Vili, Febbraio (m. v.). — c. 145 t.° — Privilegio eguale al n. 421, rilasciato al nobile Bernardo degli Ervari di Verona, figlio del fu Rainucio degli Ervari di Firenze.
     V. Cicogna, Inscr. ven., VI, 380.
    424.	— 1310, ind. Vili, Marzo 3. — c. 147 t.° — Zalus de Meliorato di Pisa, procuratore di Chanus di Pisa abitante a Brindisi (procura in atti Enrico de Foresto notaio di Brindisi), dichiara al doge d’aver ricevuto il pagamento della metà d’ un banzone che spettava al suo mandante (1’ altra metà era di Gualtiero Massa da Brindisi), di tutto il corredo, e delle merci e degli schiavi imbarcativi, il tutto partitamente descritto, ed ascendente a lire 35 di gr. ven. ; rinunzia ad ogni ulteriore pretesa o diritto derivante al Meliorato dal sequestro delle dette cose, fatto per rappresaglia dai castellani di Corone e Modone.