DOGE! GIOVANNI SORANZO. 229 rona, minore, nella qualità conferitagli dal testamento del Castelbarco (fatto nel castel- lo di Lizzana il 13 Agosto 1319 in atti Antonio del fu Gerardino da Asolo, sottoscritto da Cristiano di Bartolameo Verardo not. imp., Bonifacio di Giovanni da Avio e Bono del fu Ottobuono da Avio), e quali procuratori di Aldrighetto di Castelbarco, dichiarano al doge e al suo consiglio d’avere ricevuto 1. 1500 di piccoli e 1000 fiorini d’oro a restituzione di parte del deposito fatto da Guglielmo suddetto in Venezia. Fatto nel palazzo ducale di Venezia, in sala della Quarantia.^— Testimoni: Rizzardo Malombra, Guglielmo Servidei da Verona dottori in legge, Cristiano notaio, Nicolò Pistorino, Donato Calderario scr. due. e Stefano Magno. — Atti Nicolò Belli di Marsilio notaio imperiale e scrivano ducale (v. n. 266). «w 268. — 1321, Aprile 20. — c. 99 t.° — Passerino della Torre vicario regio, Manfredo di Iacopo e i dodici savi del comune di Genova, rispondono a lettere del doge chiedenti compenso a Nicolò Pisani derubato in un suo legno nelle acque di Corfù da galee genovesi di Francesco Malono, Cristiano Grimaldi, Boarello Grillo ed Azzolino Lercari. Si riferiscono a quanto dissero altra volta (v. n. 218); i tre genovesi, prima carcerati, furono liberati verso cauzione ; Marco de Arbaxiis, procuratore dei danneggiati veneziani, fu rimesso a produrre i suoi titoli all’ufficio robarie, il quale condannò il Malono e compagni a sborsare 1. 2500 genovesi pagabili da dieci fideiussori ; solo due di questi pagarono, gli altri saranno costretti in via giudiziaria ; chiedono che si dichiarino i veri dannegggiati, che dovranno provare i loro diritti. Data a Genova (v. n. 258 e 281). 269. — 1321, ind. IV, Aprile 22. — c. 96 t.° — Ostasio da Polenta podestà e il generai consiglio di Cervia, creano procuratore di quel comune Mainardo di Viviano, per chiedere al doge perdono delle ingiurie fatte dai cerviesi al capitano veneto da essi preso, della violazione dei patti relativi al sale, e d’altro per cui Venezia avesse motivi di lagno. Gli danno facoltà di trattare e sottomettersi alle decisioni del governo veneto onde rientrare in grazia di esso. Fatto nel palazzo comunale di Cervia. — Testimoni: Pietro Vaccari, Girardino Forlovixii, Bonzoane di Paganino, Nicolò di Clario, Sasselino di ser Sasso. — Atti Mainardo del fu Mainardo da Cervia notaio imperiale (v. n. 270). 270. — 1321, ind. IV, Aprile 30. — c. 96 t.° — Il procuratore del comune di Cervia (v. n. 269) chiede, in nome dei suoi mandanti, perdono al doge ed ai consigli maggiore, minore e dei XL, rimettendosi a quanto questi decideranno. Fatto nella sala maggiore del palazzo ducale di Venezia. — Testimoni : Nic. Pistorino vicecancelliere, Donato Calderario, Benincà de Gheciis, Bonincontro del fu Nicolò Bove, Nicolò di Mar.silio, scrivani ducali. — Atti Iacopo del fu Giov. not. imperiale e scrivano ducale (v. n. 271). 271. — (1321), Aprile 30. — c. 96 t.° — Parte del senato che condanna il comune di Cervia a pagare 1. 25 di grossi per la cattura di Damiano Capello capitano