98 Vieni alla tomba, n appassionato amante, Mira quella beltà, che il cuor t’avvinse; Perchè fremi d’orror? Dimmi, è pur questa, Che di fiero amor l’alma t’accese? Oh, quanto è bella, estatico dicevi; Questa è per me. Che diva! Oh, qual maestoso Portamento di vita agile è quello! Quai grazie in ogni moto, in ogni accento Qual melodia! Passavan pur il petto I detti suoi, gli amabili sorrisi, Soavi più del tenero chiarore, Che palesa al seren l’argentea luna! Come esser può, che in pochi dusi cangi Questo, che fu d’ ogni dolcezza oggetto, In squallido e schifoso? ove le belle Son rosee gote e il corallino labbro ? Dove il sen che 1’ avorio di candore Vincea, quando le lunghe aurate chiome Svolazzava!! su quello ? Oh orribil quadro! Insensato ch’io fui! vapor fugace Da terra eretto come un astro io presi, Ed egli in un balen s’accese e spense! Fuggì la fiamma ed il vapor al nulla Tornossi; or poca polve è il tristo avanzo. Infelice sorella, or dormi in pace Delle tenebre in grembo. Ombre notturne Ti cuopran pur d’impenetrabil velo. Al tuo stato presente anche il soggiorno Si rassomigli ; e niun mortai contempli L’infortunio crude!. Ma da te istrutte