90 COMMEMORALI, LIBRO I. dichiarati i loro poteri, fanno sapere che: col mezzo di fra’Girolamo dei predicatori inviarono da Bologna lettere papali e proprie che esortavano Venezia ad appoggiarli ; fecero ripetere l’invito dal vescovo di Castello (v. n. 378), e ne ottennero risposte favorevoli ; ciò non ostante, movendo essi al riacquisto di Ferrara tenuta da Fresco (d’ Este), veneziani e chioggiotti assalirono le loro truppe, nè desistettero dal molestarle in onta alle offerte da parte degli scriventi di mantenere in vigore il trattato conchiuso da Venezia con Gregorio di Montelongo, sicché lanciarono la scomunica contro Fresco ed i suoi fautori. Impossessatisi di Ferrara, chiesero agli ambasciatori veneti Delfino Delfino, Vitale Michele, Giovanni Soranzo, Andrea Querini, Enrico Ferro, Tomaso Miani e ... Boccasi che i veneziani sgombrassero da Castel Tedaldo, dal ponte, dalla torre e dal borgo di S. Marco di Ferrara ; ma questi invece posero il fuoco nella città ; vi fecero scorrerie e rifiutarono ogni trattativa, in onta alle esortazioni dell’ arcivescovo di Ravenna e dei vescovi di Ferrara, Comacchio e Cervia, e dei frati predicatori e minori. Recatosi a Venezia il nunzio Arnaldo per ottenere quanto volevano i delegati, vi fu ingiuriato dal popolo tumultuante, e ritornato a Ferrara ebbe insidiata la vita, e furono continuati gli incendi, le rapine ecc. ; il vescovo di Cervia fu assalito, derubato, e tratta in prigione la sua famiglia. Per tutto ciò, pronunciano contro il doge, i maggiorenti ed i capitani di Venezia, il podestà di Chioggia e tutti i loro seguaci, la scomunica, sottoponendo ad interdetto la diocesi di Castello e di Venezia; confiscano a favore della S. Sede i beni dei veneziani nei paesi ad essa soggetti ; proibiscono a tutti di commerciare con essi sotto pena di scomunica; dichiarano nulli i trattati concimisi da Venezia con chiunque, se entro 10 giorni essa non desisterà dal suo procedere (v. n. 387). Publicata nel palazzo della curia in Ferrara. — Presenti: Rinaldo arcivescovo di Ravenna, Guido vescovo di Ferrara, Uberto v. di Bologna, Enrico v. di Reggio, Iacopo v. di Mantova, Matteo v. di Cervia, Bertrando de Gramalo della diocesi di Chartres cavaliere giurisperito, e fra’ Pietro de Ilospicio monaco Stive maioris, diocesi di Bordeaux. — Atti Ranieri de’ Pettenarì da Parma not. imp. e della chiesa ravennate, scrivano dei delegati. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam eco., I, 151. — Vekci, St. della Marca Trivigiana eco, V, Doc., p. 109. 386. — 1308,. ind. VII, Ottobre 20. — c. 134 t.° — Il doge dichiara di aver ricevuto dal veneziano Nicolò Bredani, per conto del comune di Sebenico, lire 800 di den. ven. gr., a den. 32 il grosso, a saldo dell’ ultima rata scaduta a S. Michele, di lire 5000 dovute da quel comune, qual malleveria a favore del conte Giorgio d’ Al-missa pei danni dati dai sudditi di questo a quelli di Venezia, e per rappresaglie concesse a veneziani contro i sebenicensi, come da istrumento in atti Lorenzo fu Giovanni Pugna scriv. due. ; e fa quitanza per tutta la predetta somma. Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Presenti: Andrea de’Norengi e Donato Lombardo scriv. due. — Atti Benincà de GJieciis. V. Ljubió, op. cit., I, 229.