COMMEMORALI, LIBRO I, 559. — 1313, Marzo 3. — c. 193. — Rispondendo alla petizione contenuta nel n. 557, il doge dichiara : non constare il caso corri’ è narrato, ed aver bisogno d’ esame ; aver già offerto piii volte al Pomario ed agli altri giustizia assegnando ad essi foro competente, esservi pronto tuttora conforme ai trattati fra Genova e Venezia. Giovanni de Gallucci replica : non esser venuto a piatire in giudizio ma come ambasciatore e per ottenere risarcimento ; il danno dei genovesi ed il procedere del doge essere contro i trattati; Venezia essere incorsa nella pena da questi comminata. Il doge ribatte le asserzioni del Gallucci, e ripete essere pronto a far giustizia secondo il diritto. Fatto in Venezia nel palazzo ducale. — Testimoni : Gratone Dandolo procuratore di S. Marco, Pietro Zeno di S. Canciano, Zambonino de Freganesco giurisperito di Cremona ed altri (v. n. 560). 560. — 1313, ind. XI, Marzo 12. — c. 195 t.° — Il doge ed i consiglieri Marco Marioni, Marino Radoaro, Nicolò Contarmi, Marco Michele, Angelo Bembo e Marco Gabriele decretano che il comune di Venezia assuma la responsabilità del fatto nella causa promossa dal genovese Baffo Fornario e Pietro de Revello (v. n. 559) contro Guido da Canale procuratore di S. Marco e già capitano dell’ armata contro Zara, sicché questo non abbia a risentirne danno ; ed ordinano eh’ ei porti in giudizio le sue ragioni. Su rio il da Canale dichiara di ubbidire, altrimenti non si sarebbe mosso. Segue nota che il 25 Marzo il consiglio dei XV e giunte approvarono quanto sopra. 561. — 1313, ind. XI, Marzo 27. — c. 193 t.° — Procura con cui Dalmasio de Banolis, capitano generale in Ferrara e distretto, dà facoltà al proprio fratello Pietro Bordo marescalcum, di stipulare l’ingresso d’ esso mandante ai servigi di Venezia, e di prestare nelle mani del doge o d’ altri il giuramento di cittadinanza v. n. 554). Fatto in Ferrara, nel palazzo della S. Sede. — Presenti: Pietro Capubo, Raimondo de Iuvenacho fo Muenacho o Vivenacho) cavalieri, e Giberto de Valsicca. — Atti Iacopo fu Pietro Mantelli di Argenta not. imp. Segue nota che fu prestato il detto giuramento nelle mani del doge. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., II, 37. 562. — 1313, ind. XI, Marzo. — c. 196. ■— Si nota ad perpetuavi rei memo-riam che essendo stata presentata al doge ed al suo consiglio la petizione allegata, furono uditi i seguenti testimoni che deposero : Marco Caroso : esser vero 1’ esposto nella petizione ;, aver esso impetrato dal doge P. Gradenigo pel Pastobono il ritorno in patria. Pancrazio Signolo: avergli il detto doge dichiarato verbalmente che aveva data al Pastobono la licenza. Allegato. — 1313, Marzo. — Pastobono da Torre delle Bebe espone al doge ed al suo consiglio che, abitando alle Bebe da 13 anni, due anni fa fu da malevoli accusato d’ aver favorito i traditori, in seguito a chi il podestà di Chioggia lo fece pren-