« DOGE: GIOVANNI SORANZO. 181 52. — 1317, ind. XV, Luglio. — c. 8 t.° — In seguito ad istanza fatta da ambasciatori del comune di Portogruaro, onde Venezia desistesse dall’ esigere che si aderisse alle pretese del veneziano Filippo figlio di Bonaventura Solatovi (o Soiarii) contro Lanzalotto notaio bandito da Portogruaro, il doge demandò la cosa ai provveditori (di Comune ?), i quali dichiarano insussistenti le pretese del detto Filippino (sic). V. Minotto, Doc. ad Forumjulii ecc., ’78. 53. — s. d., (1317, Luglio?). — c. 10. — Ambasciata esposta al doge e suo consiglio da maestro Gerardo da Udine, prete Iacopo Clemonaso mansionario della Chiesa aquileiese, Pellegrino cittadino d’ Aquileia, ed altri di Cividale e di Gemona, inviati di Arnaldo fratello e vicario di Castrone della Torre patriarca ,d'Aquileia, e relative risposte. Chiedono che Venezia dia ai sudditi patriarcali il sale come pel passato. — Fu ordinato ai salinieri di Chioggia di darne due migliaia. — Che il conte di Grado debba stimare tutto il vino della grazia, che secondo i trattati deve essere quello dei territori fra i fiumi Leme e S. Giovanni de la cuba (?), giacché esso conte non vuole stimar quello delle terre fra l’Isonzo e S. Giovanni ; e che desista dal-l’esigere soldi 3 l’urna. — Accordato. — I consoli dei mercanti cessino dalle noiose formalità imposte ai mercanti di panni del Friuli in Venezia. — Presa informazione, i consoli risposero derivar le formalità dalle frodi per cui si mescolavano cogli altri panni gh sciavi; fu loro ordinato provvedano. — Sia abolito il dazio del quarantesimo che Venezia esigeva dai propri sudditi in Aquileia. — Negato. — Paghi Venezia le 400 marche dovute al patriarca per le rate di Settembre e Maggio. — Il doge è pronto a stare a quanto prescrivono i trattati. 54. — 1317, ind. XV, Agosto 16. — c. 10 t.° — Commissione data da Rinaldo, Azzone ed Obizzo marchesi d’ Este, protettori e difensori di Ferrara per la S. Sede, a Manuello de’ Menabuoi cavaliere, Nicolò domini fratris, Boniacopo e Gavasino de’Gavasini ferraresi, inviati a Venezia. Partecipino la elezione dei detti mandanti, con Bertoldo fratello d’Azzone, a protettori e difensori di Ferrara con meró e misto impero, seguita nel consiglio generale il 14 Agosto ; promettano libertà e protezione ai mercanti transitanti per quel territorio; chiedano che Venezia mandi a Ferrara suoi incaricati per rivedere i trattati ed appianare ogni questione fra le due città ; eh’ essa intervenga presso gli esecutori deputati dalla S. Sede coi detti inviati perchè sia tolto l’interdetto contro Ferrara ; voglia Venezia mandare ambasciatori al papa insieme con quelli de’ marchesi suddetti, f>er iscusare la loro assunzione alla signoria di Ferrara. Data a Ferrara (v. n. 55). . V. Minotto, Doc. ad Ferranam ecc.. II, 54. 55. — (1317), ind. XV, Agosto 23. — c. 10 t.° — Risposta data dal doge^gli ambasciatori dei marchesi d’ Este (v. n. 54). Venezia gode d' ogni prosperità dei^ marchesi e di Ferrara, e che siano in pace a gloria della Chiesa. Essa volle sempre osservati i trattati ed ha piacere che gli altri lo voglian del pari ; ma non crede vi 4