1)0(!F. : PIETRO GRADENIGO. merci ed altro: l'equipaggio, i veneziani Buono Orioni, Marco, Iacopo e Pancrazio Contarmi, Filippo da Molino, Artico Volpe, Angelo di Odorico, Antonio Buono, Marco Amadi e Bennato Alberti. 148. — s. d., (1303). — c. 32 t." — Francesco Dandolo bailo ed i consiglieri di Negroponte scrivono al doge la questione insorta fra essi e Meo uno dei borghesi di quell’ isola. Costui, noleggiata una nave di Ruggero de Tudi e Pietro de Ru-gòlisia di Ancona per caricarla di frumento, negava, appoggiato dai dominatori del-l’isola, di pagare il comerdum maris dovuto a Venezia dai forestieri ; finiscono dicendo che invitarono il Meo a giurare e prestar malleveria esser quel grano destinato a Venezia. 149. — s. d., (1303). — c. 33 t.° — Simeone Avventurato, bailo veneto in Cipro, scrive al doge che una galea comandata dal genovese Percivalle de la Tur-cha e da Iacopo Bianco, assali presso Laiazzo, nel luogo detto Capo di Carpas-so, un legno di Andrea Natale veneziano e di Tomaso Botterio di Accone, restandone danneggiati Dionisio Trevisano e Costa de Suro di Famagosta ; che denunziata dal bailo la cosa al podestà genovese, questi si scusò per non poter avere in mano i pirati. — Seguono gli elenchi delle cose predate dai genovesi, col relativo valore (v. n. 111). 150. — s. d., (1303). — c. 10 t.° — Domande fatte da Bartolameo Michele, per sè e qual procuratore di Belleto Giustiniani, al doge ed al consiglio minore, alle quali fu assentito : Che si faccia eseguire la sentenza pronunziata dal reggimento di Negroponte, circa le isole di Zia e Serfana, contro Giorgio Gisi, il quale si rifiutava di stare alle convenzioni coi petenti, mentrefessi avevano riconosciuto la sovranità feudale di Venezia sopra quei luoghi. I petenti offrono di consegnare i loro possedimenti nell’ Arcipelago conforme gli ordini, ai quali non obbedì il Gisi, e ciò onde apparisca chiaro il loro dritto. Asseriscono esser consuetudine di Romania che il signore confischi i beni del vassallo recalcitrante a’ suoi ordini, fino a tanto che duri pertinace; se porrà le mani sul feudo sequestrato, lo perderà senz’ altro. Venezia però non potrebbe sequestrare le terre in questione, finché non avesse in mano la parte posseduta dai petenti. Ordini’perciò al bailo di Negroponte di ricevere in di lei nome i loro beni ; manfli un castellano ed altri magistrati ad esercitarvi i diritti regi ; suppliranno del proprio alle spese d’ amministrazione se non basteranno le entrate. 151. — s. d., (1303). — c. 1(5. — Ambasciatori del comune di Pola presentano il processo ivi fatto contro Salone figlio del signor Ugo di Pola. Il reo fuggito ebbe confiscati i beni, esiglio, e taglia di lire 50 di den. ; il di lui fratello Scandola, benché non reo, fu confinato. Il comune non volle procedere contro quelli che ferirono Ugo suddetto in sua casa per vendetta dei misfatti del figlio.