DOGE: GIOVANNI SORANZO. 127 dere e tormentare ; ma nulla trovandosi a suo carico, venne rilasciato d’ ordine di Pietro Gradenigo, verso garanzia che non offenderebbe gli accusatori nè ritornerebbe a Torre senza licenza ducale, che ottenne, dopo averla chiesta tre volte, come può attestare Marco Caroso, e come il doge Gradenigo stesso disse al podestà di quel luogo Pancrazio Signolo. Aggiunge che ora i suoi nemici 1* accusarono d’infrazione degli ordini ducali ; chiede sia rilevata la verità, ed ingiunto al podestà di Chioggia di non molestare i suoi mallevadori. 563. — 1313, ind. XI, Aprile 1. — c. 196 t.° — Privilegio di cittadinanza simile al n. 554 concesso al nobile Pietro Bardo de Banolis, a’ suoi figli ed eredi, ad istanza di Dalmasio de Banolis di lui fratello. — Con bolla di piombo. Dato in Venezia, nel palazzo ducale. Segue nota che simile privilegio fu rilasciato a Raimondo fratello dei suddetti. 564. — (1313), Aprile 2. — c. 200 t.° — Enrico (VII) imperatore dei romani, acl perpetuain rei memoriam, dichiara ribelli tutti coloro che attentano al-1’ onore imperiale 0 alla prosperità dell’ impero, o si rivoltano contro 1’ autorità sovrana. Mille libbre d’ oro sarà la pena pei contravventori. (IV non. Apr.J, anno 5 del r., I dell’ imp. V. Donniges, Ada Henr. VII Rom. imp., I, 128. — Mon. &erm., IV, 545. 565. — (1313), ind. XI, Aprile 18. — c. 197. — Risposta del doge ad ambasciatore di Giorgio conte d’ Almissa. Poiché questi è disposto alla pace, il comune lo è pure ; esso trattò sempre come amici il bano Paolo e i suoi figli, che invece fecero lega coi zaratini ribelli; sa che questi assoldarono genti in Almissa; che gli stessi ebbero ricetto nei porti del conte; che il legno della cui cattura quel signore si lagnò, era armato per conto dei detti ribelli; ma i nemici di Venezia si pentiranno. Data a Venezia, nel palazzo ducale. V. Ljubió, op. cit., I, 265. 566. — 1313, ind. XI, Aprile 21. — c. 197 t.° — Ad istanza fatta da fra’Giovanni di Sfilano, che si diceva procuratore del gran maestro degli spedalieri di S. Giovanni gerosolimitano, onde gli fosse permesso di predicare in Venezia le nuove indulgenze accordate dal papa all’ ordine, il doge risponde : Aver egli deciso col suo consiglio che tal predicazione, e l’esposizione dei ceppi per raccogliere le offerte; sia affidata ai vicari gradense e castellano, i quali abbiano a provvedere persone idonee, e ad eseguire rigorosamente le bolle papali. — Testimoni : Matteo Veniero primicerio di S. Marco, Iacopo Diedo di S. Lucia vicario del patriarca di Grado, Nicolò pievano di S. Vito, Facio notaio del vescovo di Venezia, Tanto canc. gr., Nicolò Pistorino not. due. « 567. — 1313, ind. XI, Maggio 8. — c. 198. — Costituto di Bonaventura bur-chiaio. Dichiara d’ aver caricato nel passato Febbraio alla riva di S. Marco un ca-