DOGE: GIOVANNI SORANZO. 237 patto in Fano. — Testimoni: Giovanni di Angeletto, Rinaldo di Mastro Pietro, Rodolfo di Paoletto giudici, Cegrigna di Alberto, Antoniuccio di Bernardo Cattaneo, Domenico di Simone, Zane di Guglielmo nobili. — Atti Cicolo di Domenico Simone da Fano notaio imperiale. 309. — 1321, ind. V, Dicembre 8. — c. 113 (¿12) t.° — In seguito a trattative con Nicolò Arimondo, Francesco Dandolo, Marino Faliero ed Enrico Dandolo (o Michele) per Venezia, Giovanni abate di Rosazzo vicario e procuratore del patriarca d’Aquileia confessa di essere stato pagato di quanto Venezia doveva al patriarcato pei diritti dell’ Istria e per la grazia del vino, promettendo l’osservanza di quanto stipulò coi suddetti. Il doge fa uguale promessa, e F abate aggiunge quella della ratifica per parte dei suoi mandanti della convenzione seguente : Le 800 lire, che Venezia per errore non pagò al patriarca, serviranno a risarcire i danni dati dai sudditi patriarcali ai veneziani, cioè a Mannello Trevisano di S. Geremia, a Pasqua vedova di Gregorio Schiavo danneggiati da quelli di Muggia, ad Andrea Schiavo e a Iacopo Gussoni derubati da quelli di Varmo, ad Alberto da Chioggia danneggiato in Aquileia ; il residuo sarà pagato all’ abate. Saranno restituiti a Lucia vedova di Francesco Eliasii di Caneva, a Gualtramo de Tarsia, a Mon-fiorito del fu Pietro cavaliere, a Tisio e Michele Lignani, tutti e quattro di Capodistria, i depositi da essi fatti per liti presso gli ufficiali al frumento. Se allo scadere della rata di marzo pei diritti dell’Istria non saranno restituiti a Gregorio, Giovanni ed Almerico Brati di Capodistria cinque mansi in villa di S. Lorenzo, il doge potrà pagar loro su quell’ importo il valore dei mansi. Così pure per certa pretesa di Pietro Barbarigo per risarcimento di danni dati in Udine a Lorenzo Querini. Sarà pagata al patriarca la rata d’Ottobre dei diritti suddetti, e rilasciate le patenti per la grazia del vino. Il doge procurerà che quei di Pirano compensino al patriarca il danno datogli in un suo bosco fra quella città e Castelvenere, e provvederà come crederà meglio alle violazioni dei diritti patriarcali commesse dai da Camino col-F esigere dazi sulla Livenza. Fatto nella sala del maggior consiglio del palazzo ducale di Venezia. — Testimoni : Rizzardo Malombra, Iacopo Donusdco pievano di S. Fantino, Nicolò Pisto-rino vicecancelliere, Bassano not. due., Alberto e Leonino da Farra di Milano. — Atti Giovanni Lombardo notaio imperiale e scrivano ducale. Segue nota che il tutto fu adempito nel Marzo 1322 (v. n. 310;. 310. — s. d., (1321?). — c. 105 (104). — Elenchi di danni dati da sudditi del-l’impero greco a veneziani. Sono nominati i veneziani : Nicolò Moro, Marco Loreda-no, Francesco Scafola, Francesco detto Chineto Contarmi, Marco Veniero di S. (lanciano, Angelo Odorico, Marco Sabbadino, Andrea Franco, Nicolò Cadenazo ambi di Negroponte, Giovanni Bonazonta, Spinello Grimani, Antonio Desde, Teodoro Frezza, Nicolò Schiavo, Leone Scordo, Iacopo Balestriere, Iacopo Babilonio, Matteo Trasmondo, Isabella di Candia, Todeschino famigliare di Mastino Cornaro, Iacopo Salomone, Iacopo Colino, Frangulo Castelletto, Andrea Zeno, Iacopo Remerò, Alberto Maino, Nicolò Miletti, Agostino Vallaresso, Ianulo Civrano, Marco