DOGE: PIETRO GRADENIGO. 93 città dato dalla S. Sede in feudo vitalizio a Guglielmo da Brescia medico; un giudice deputato dalla S. Sede vi tien ragione [ter tre giorni ogni anno. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., I, 154.. 397. — s. d., (1308). — c. 136. — Annotazione che furono mandati con lettere i seguenti banditori: Marco Petenario a Verona, Panevin a Mantova, Litaldo a Padova, Iacopino a Treviso. 398. — s. d., (1308). — c. 138 t.° — Distinta (in dialetto) dei cavalli condotti seco da Giovanni Valaresso rettore di Rettimo. Sono quattro, del valore di soldi 53, 30, 28 e 27 di grossi. 399. — s. d., (1308). — c. 138 t.° — Stima (in dialetto) dei cavalli condotti seco da Paolo Donato nell’ andar consigliere in Candia. Sono due, del valore di s. 45 e 31 di grossi. 400. — (1309), Gennaio 20. — c. 136. — Bonleus vessillifero, Aldevrandino de’ Rrusati procònsole e gli anziani di Ferrara scrivono a Francesco de Brinis, Francesco campsori, Armano de Agazotis, Albrigeto de Iudicellis e Furmignano notaio, ambasciatori di quel comune, e commettono loro di esporre al doge di Venezia: aver saputo che da Mantova e da Verona furono spediti ad Seravaie 50 militi,non si sa perchè ; che i mantovani fanno riattare le strade ; che presso Quaran-tola ì^l modenese si adunarono da 350 a 400 fanti ; che la strada tra Finale modenese e Bologna si accomodava ; che Bologna aumentò da 5 a 25 le guardie nella torre Ponlonaria, occupandola contro il voler di Ferrara, come pure la torre di Finulo nel ferrarese ; che dal mantovano si mandano 300 militi verso Parma, 100 di Mantova, 100 di Verona e 100 di Brescia; che il vicario dell’ arcivescovo di Ravenna proibì che in Consandolo, distretto di Ferrara, si portassero armi, e volle garanzia da tutti quei mugnai pei loro molini. Sentano le risposte. del doge, non sapendo gli scriventi le cause di tutto ciò ; al ritorno riportino la presente perchè non fu registrata. Data a Ferrara nel palazzo degli anziani. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., II, 1. 401. — 1309, ind. VII, Febbraio, 12. — c. 139. — Costituti di tre testimoni por provare il diritto di Filippo del fu Donato de Mare a far parte del maggior consiglio. Tomaso Longo di S. Toma dichiara che, circa 50 anni addietro, Pietro de Mare, avo di Filippo, al tempo del doge Ranieri Zeno, era membro del maggior consiglio. Pietro Barozzi di S. Cassiano fa la stessa deposizione, aggiungendo che il de Mare abitava a S. Simeon grande, e che aveva sostenute le parti d’ esso testimonio in una causa contro casa Barbo e Giovanni Badoaro. Marino Pisani di S. Simeone profeta dichiara d’ aver accompagnato più volte il de Mare al maggior consiglio. V. Tentori, II vero carattere politico di Baiamente Tiepolo ecc., 78.