12 COMMEMORALI, LIBRO I. 38. — s. d., (1300?). — c. 8 t.°, ed 11 t.° — Processo mentovato al n. 37, contenente : a. Querela di Marco Delfino già rettore di Canea contro Marco Gradenigo. Quest’ ultimo nell’ Aprile scorso assalì con armati il palazzo publico di Canea mentre il Delfino era a tavola con Marco Veniero e mastro Nicola medico, perchè vo-levasi esigere una multa a cui 1’ ex rettore Iacopo Barozzi aveva condannato Enri-gacio fratello dell’ assalitore. Aggiunge che ignote persone avevano tentato di penetrare nella sua camera nella notte del 18 Giugno; e che il Gradenigo era poi stato multato per giuochi proibiti. b. Costituti dei testimoni prodotti dal Delfino, che furono: Matteo Boniol di Candia il quale nomina Paolo Foscarini consigliere, Giovanni della Porta, Marco Buono, Girolamo Gradenigo, Mastro Giovanni de Aposatis cancelliere di Canea che nomina Giovanni fratello del Gradenigo, Giovanni Barbo detto Verzotus, Panta-leone Barbo, Pietro Zorzi consigliere in Canea. c. Querela (in dialetto) di Marco Gradenigo contro Marco Delfino, per non aver questi voluto far inscrivere le di lui cavallerie nei publici registri, ed avergli chiusa in faccia, ingiuriandolo, la porta del palazzo publico mentre vi andava per tale oggetto. d. Costituti dei testimoni prodotti dal Gradenigo, che furono : Leonardo Signo-ló e Marco Veniero, il quale nomina Nicolò Mengano. e. — 27 Ottobre. — Costituti d’ altri simili, che furono: Tomasino da Modena di Retimo, Matteo de Gribua, Nicolò Mengano feudatario in Canea, Pietro Bona-dussi (esaminato in Canea). f. Costituti di Paolo Foscarini e Marco Veniero consiglieri in Canea, e di mastro Nicolò medico, testimoni chiamati dai giudici. g. Deposizione (in dialetto) di Paolo Foscarini, circa 1' accusa di giuoco proibito. 39. — s. d., (1301, principio?). — c. 11. — Sentenza pronunziata da frate Antonio inquisitore dell’ eresia in Venezia, Friuli e Marca Trivigiana, assistito da Bar-tolameo Querini vescovo di Castello e da giureconsulti di Venezia e di Padova, contro Deiano de Raimondino da Verona, mercante di panni in Venezia, reo di patari-nismo, di aver dato ricetto e vitto ad altri eretici, fra i quali a Gabriele Capra da Cremona vescovo dei leonisti, a Dalida ed Anastasia da Verona eretiche consolate, e a Bonaventura Montanario: il reo, già defunto, sarà esumato e bruciato; i beni da lui già posseduti, confiscati. 40. — s. d., (1301, principio?). — c. 14 t.° — Rispondendo a Matteo Roberto Salamone e a Matteo da Castagnedo ambasciatori del comune di Treviso, il doge giustifica le rappresaglie concesse contro quei cittadini: 1.° a Giovanni Zeno, per aver Treviso respinta la sua appellazione contro sentenza che sequestravagli i suoi beni nel trevigiano a favore di Alberto Braga e di Beatrice moglie di Tomaso Capolupo ; 2.° a Giovanni Cestone e al di lui fratello prete Armanno da Torcello, condannato dai trevigiani a torto per furto a danno di Gerardo da Camino, avendo il