COMMEMORI ALI, LIBRO I. tori del patriarca d’ Àquileia (v. n. 142). Aderisce alla prima proposta ; cosi pure alla seconda, lasciando in arbitrio del patriarca 1’ articolo dei crediti e debiti, ed accettando la forma del compromesso fatto già nei signori Tealdo e Iacopo. Venezia pagò al patriarca Pietro quanto dovea; assente che arbitri decidano se abbia a pagare pel tempo di sede vacante ; fatto il compromesso nel pontefice, pagherà le due rate dimandate. 144. — s. d., (1303, Dicembre). — c. 44. — Risposta del doge agli ambascia-lori del comune di Padova (v. n. 137). Afferma la giurisdizione di Venezia sul luogo ove fu distrutta la palata di Seuco e fa la storia della questione; 1’ arbitrato proposto da Padova non decide la controversia : ciò che si deve fare è determinare i confini; si lagna che guardie padovane costringano ivi le barche di Venezia che passano a pagare un grosso o a rilasciare carta di riconoscimento a Marcio di For-zatè; Venezia è sempre pronta all’ arbitrato da essa proposto. Padova avrebbe dovuto castigare gli autori dell’ arresto dei tre chioggiotti. Il luogo della Tenzon fu sempre territorio di Chioggia ; Andrea Valaresso già podestà di questa, ora di Padova, ottenne al suo tempo fosse tolta la palata ivi costrutta ; le condizioni d’ arbitrato su tal questione, proposte dai padovani, sono contrarie al diritto. Fa lagni contro i padovani del castello delle saline, che distrussero una palata spettante a Chioggia, e vennero fino al cancello (restellum) delle guardie (v. n. 157). 145. — s. d., (1303, Dicembre?). — c. 48 t.° — Resoconto (in dialetto) del-1’ amministrazione del grano di publica ragione in Candia: Ricevuto da Candia e Canea misure .... 84498, quarte 1. del valore di perperi 15593, grossi 8 */i>. Mandate a Venezia, misure . *.....81041, » restano misure . . 3457, quarte 1. I Calergi devono ancora misure.....8136, » 3. ' Il grano fu comperato con danari presi a prestito e col prodotto d’imposte, e furono pagati 800 perperi per caparre. Ciò fino a tutto 31 Dicembre. 146. — s. d., (1303). — c. 31. — Pietro Orso e Pancrazio Signolo eredi e commissari del fu Marco Timoteo rinunziano, fino al S. Pietro dell’ anno seguente, il diritto di rappresaglia posseduto dal defunto contro i veronesi. 147. — s. d., (1303). — c. 32. — Iacopo Contarmi console veneto in Corfù scrive (in dialetto) al doge : Il 7 Marzo tre galee genovesi ; l’una S. Brangazio, comandante Andriolo Moresco, socio Viguor da Chiavari, comito Zan da Savognin, scrivano Bonavia Donori, notaio Antonio di Prea Rosa, nocchiero Tabon d’ Alben-ga ; 1’ altra Morro da porto, armatore Princivalle Doria di Michele, soci Antonio Savognin e Samuele Moresco di Chiavari, comito Alvise Moresco, parcenevole Opi-sino Orese, scrivano Baliano del Perono ; la terza, comito Mazorelo, padrone Bar-tolameo, ambi da Saragosa, presero nello stretto di Corfù una tarida di Vali de Gozo da Ragusi, che dovette pagarne il riscatto con soldi fs.J 600. Vi perdettero