COMMEMORIAU, LIBRO I. zioni, e sequestrare in mano di veneziani danari del Dalle Carceri. Gli accusati da quest’ ultimo d’ omicidi e latrocini nei suoi casali, furono rimessi in libertà, non essendo trovati colpevoli ; come non si potè provare la reità d’ un’ ebrea già moglie d’ un suo servo, rimaritata con un veneziano, e eh’ egli asseriva sua serva e colpevole di furto: 594. — s. d., (1313). — c. 202 t.° — Circa lagni di Giovanni de Masino, il detto bailo giustifica il rifiuto al conte......della consegna d’ un legno corsaro, narrando che il detto legno aveva predata una barca carica di vino del conte, e che, mentre i pirati erano in terra, alcuni marinai veneti s’impadronirono del legno e di alcuni del suo equipaggio, i quali furono carcerati in Negroponte ma poi evasero, e conclude che il legno spettava piuttosto a chi lo prese, che al detto conte. Circa una nave (lignurn) di Marino di Candia, dice eh’ essa fu sequestrata dal suo predecessore Belletto Faliero, che potrà risponder meglio. 595. — s. d., (1313). — c. 209 t.° — Consulto (allegacio) del giurisperito Riz-zardo Malombra di Cremona, nel quale dimostra come Venezia abbia diritto d’esser messa, dai giudici di Ferrara, in possesso dei beni già posseduti in quel territorio da Nicolò Querini e da suo nipote T., i quali furono confiscati in seguito alla congiura. E ciò in forza dell' assoluzione del comune dalla scomunica e della rinnovazione degli antichi trattati fra esso e Ferrara. V. Minotto, Doc. ad Ferrariam ecc., II, 42. 596. — (1314), ind. XII, Gennaio 1. — c. 207. — Risposta del doge a Pietro de Azaiolis ambasciatore del comune di Rimini. Esige che si paghi il pattuito (v. n. 590) a Pietro de Razeriis e ad Andrea de Pedale di Loreo, cui furon tolte dai riminesi anguille per 1. 3, s. 12 di gr. Chiede compenso *per danni dati nel 1310 nel porto di Rimini a Giovanni Forza de Rizerio, Donato Mandani, Marco Boninsegna, Andrea Buono e Giovanni Belli di Chioggia, presi e spogliati dalla famiglia del conte di Romagna mentre caricavano vino. Venezia vuole si osservino i trattati; Padova ed altre città risarcirono i danni dati ai di lei cittadini. Essa non permette l’ingresso nel porto che in caso di necessità, per conservare i propri diritti ed osservare i patti con Ferrara rinnovati col papa, onde non entrino merci in Po contro quanto prescrivono; ama i riminesi, molte navi dei quali furono salvate dai legni veneti alla guardia della riviera. Sarà fatta giustizia circa i fatti di Zarello e di Pietro Azaioli. 597. — 1311, ind. XII, Gennaio 21. — c. 208. — Commissione data da Ade-nolfo d’ Aquino vicario del re di Napoli in Ferrara e dal comune di quella città a Gavasino de Gavasini da Ferrara inviato al doge. Partecipi che Ranieri Premarino, visdomino veneto in detta città, fece sequestrare illegalmente del vino venuto per terra dalla Romagna senza toccare il mare; chieda che Venezia impedisca ebe simili fatti si rinnovino. Risposta del doge. Vuole che il visdomino si attenga ai trattati come in passato,