78 Ricusò il sol del fatto reo la vista, E in mezzo al corso di profonda notte Segnò le traccie; nè fu il mondo solo, Ma tin gii abitatoi* dell’ombre eterne \e sentirono il peso; e in due divisi I monumenti-e i dirupati monti Di minacciatiti spettri empirò il mondo. Forse, o mio spirto, obbliar puoi che prezzo Di tua salvezza fu il divino Agnello, Della giustizia sull’ara immolato? Forse non sai che i suoi nemici crudi A goccia a goccia propinar 1’ amaro Calice delle pene, ed Fi lo bebbe Fino all’ultima stilla? F qual confronto, S’ altri per salvar te profuse il sangue? Perì il sepolto eroe d’onor sul letto. Sul campo militar cadde glorioso, Onorevoli fur le sue ferite. Perì il tuo Dio qual esecrabil empio A un patibolo infame, e le sue piaghe Vile impronto portar di verghe e spine. Sull’ arbor maledetta egli rendèo Lo spirto estremo a’ rei ladroni in mezzo Tra la terra ed il ciel, come se indegno Fosse d’ entrambi e da natura istessa Rigettato e deserto. Opra d’ amore Quanto grande sei tu! Fors’ era poco Donar la vita, che con tanto affanno II dono ne facesti ? Anche la gloria