152 COMMEMORIATE, LIIìRO I. dalle parti con uno dei provveditori di comune, scelto a sorte o dagli ambasciatori stessi, abbiano a decidere à maggioranza tutte le questioni vertenti fra Brescia e Venezia. Intanto restino sospese tutte le rappresaglie. Nota in margine : il doge invitò gli ambasciatori a scrivere a Brescia : non essere ancora la precedente proposta confermata dai consigli cui ne spetta la spedizione. 669. — 1315, Dicembre 15. — c. 232. — Querele per infrazione di trattati fra il patriarca d’Aquileia e Venezia, presentate al decano e al capitolo aquileiese (sede vacante) e al conte di Gorizia avvocato di quella chiesa e capitano generale del Friuli da Belletto Civrano e Nicolò Faliero ambasciatori veneti, con minaccia di continuare la sospensione della grazia del vino dell’ Istria e del pagamento di 450 marche dovute da Venezia, ove non si faccia ragione a’suoi diritti: —il conte, per pagarsi dei servigi resi al duca d’Austria, accrebbe indebitamente i dazi della muda di Venzone, (si specificano gli aumenti). I rettori d’Aquileja invadono i diritti di quel visdomino veneto, volendo giudicare i veneziani. Il conte revocò la sentenza arbi-tramentale pronunziata da Anseimo medico da Bergamo, Gualtiero canonico d’ A-quileia, Pono de’ Pepoli, Marino Michele e Francesco Dandolo, con cui si ordinava che la vedova (veneziana) di Francesco Eliasi di Caneva fosse posta in possesso di beni occupatile in quel distretto ; sentenza di cui il patriarca Ottobuono aveva ordinato 1’ esecuzione. Bimasero senza effetto i giudizi degli stessi arbitri per la restituzione della villa di Cerminica a Gualtramo di Tarsia di Capodistria, occupata da Guiscardo di Pietrapelosa ; delle peschiere di Val di Torre occupate a Guariento Belgramone di Capodistria da Guiscardo predetto ; di quattro mansi nella villa di Mucho usurpati a Monfìorito del fu cavaliere Pietro da Capodistria da Voluino di Visinigo ; di tre mansi presso Momiano usurpati a Tiso e Michele Lignani da Capodistria, prima da Biachino di Momiano, ora da Bogalez in nome del conte. I due ambasciatori chiedono di più: la restituzione d’un manso in Fanna al medico di Venezia Nicolò detto giudeo, conforme a sentenza del decano d’ Aquileia, manso ora occupato dal gastaldo del conte ; il risarcimento di danni a Giovanni Sagredo, preso e spogliato nel venir di Germania da Vintero capitano della Chiusa e dal signore d’ Ulasperg capitano di Venzone; il saldo dovuto dal conte a Raimondo bottegaio da Venezia per accomodamento pattuito con Matteo di Bagogna ambasciatore d’ esso conte a Venezia, in seguito a rappresaglie concesse a Baimondo predetto, preso e spogliato in Friuli. Circa 1' affare di Biazana, chiedono che, ad evitare disastri di mare, restino aperte tutte le strade. Si aggiunge che Venezia offrì al decano di pagare la rata di Settembre (pei diritti dell’ Istria), purché il capitolo accordasse i risarcimenti sopracitati, oppure che questi si eseguissero colle rate seguenti ; ma questa proposta non fu accettata. Nota in margine : tali reclami sono fatti in base a denunzie provocate da proclama publicato in Capodistria per ordine ducale, portato a quel podestà da Marco Michele Tataro e da Marco Siboto (v. n. 675). V. Minotto, Doc. ad Forumjulii ecc., 76.