32 COMMEMORALI, LIBRO I. loro spedito da Marco di Guglielmo lor socio, catturato nel mare d’Otranto su nave di Benenato (?) Comavelis catalano, di Turino Querini per le case Querini e Cao-torta, per danni avuti nella cattura d’ una nave di frati alemanni e da Berlinghieri di Entenza capitano d’ Otranto, il quale aveva preso loro cotoni caricati in Laìazzo dal loro socio Giannino Bianco, raccomandati a Neri Balduini della società dei Neri di Firenze ed altre merci caricate in Famagosta da Pantaleone Scortegacani raccomandate a Nicolò Borcono, di Andrea Valaresso e Bono, per cattura di merci provate appartenere ai Nerli di Firenze, fatta dal Protentino d’Ischia. Aggiunge, chiedere i genovesi compenso di catture ed incendi operati a lor danno dai veneziani in Palermo e Trapani al tempo della guerra ; viene specificando tali danni ; nomina Si-mone Spinola, e domanda siano risarciti, dicendo che anche le sue dogane ebbero a patirne le conseguenze, oltreché molti siciliani furono uccisi coi genovesi. Ordinò inquisizione di sequestri fatti da messinesi a danno de’ veneziani, e si riserva a chiedere soddisfazione d’ altre perdite patite dai suoi non ancor, note. Data a Messina a. 8 del regno. 135. — s. d., (1303, Novembre). — c. 39. — Risposta del doge agli ambascia-tori del comune di Padova (v. n. 133). Sostiene di giurisdizione veneziana il luogo ove fu distrutta la palata; Venezia intimò in tempo ai padovani di desistere da quel lavoro, e si meraviglia della richiesta ; dopo la decisione degli arbitri sui confini vicendevoli, essa riparerà ogni torto che avesse. Quando Venezia consigliò i chioggiotti come al n. 121, non sapeva che la palata fosse stata eretta nel luogo detto la Tenzon, che fu sempre di Venezia, ma che, conteso ognora da Padova (il nome lo dice), fu nei trattati lasciato indeciso, restando occupato però dai veneziani ; Padova, ove s’insegna il diritto, dovrebbe sapere che i luoghi contesi devono essere rispettati. Finisce rimettendosi al pronunziato degli arbitri (v. n. 137). 136. — 1303, ind. II, Dicembre 10. — c. 41 t.° — Malleveria prestata al doge da Rizzardo de Paganella da Firenze, domiciliato a Venezia, e da Siccardo del fu Radigo di Venzone a favore di Nigrino di Giovanni da Firenze domiciliato in Ven-zone, imprigionato per frode di 1. 50 di gr. commessa in Verona. I mallevadori ne ottennero la liberazione, obbligandosi, se si provasse vero il fatto, a pagare il danno, o a consegnare 1’ accusato al doge. Segue nota : avere il notaio ducale Nicolò detto Pistorino cancellata la malleveria, in seguito ad assenso dei danneggiati. 137. — 1303, ind. I, Dicembre 16. — c. 43. — Risposta del comune di Padova, per mezzo de’ suoi ambasciatori Filippo Gapodivacca, Barico Linguadivacca dottor di legge, Alberto Bibì, Francesco de’ Guarnerini e Berno de’ Berni, a quanto avevano esposto gli ambasciatori veneti Andrea Zane, Marco Querini e Michele Moro-sini. Il luogo di Ponte di Pietra, o della Tenzon, fu ed è nel territorio di Padova. Questa ha diritto d’ erigervi palate ; acconsente però a sottoporre ad arbitrato tal diritto, non quello del suo possesso territoriale, purché siano tolte le opere fatte dai veneziani e chioggiotti in Fogolana ed altri luoghi. I tre mandati dal podestà di