DOGE: GIOVANNI SORANZO. 193 105. — (1318), Giugno 13. — c. 34 t.° — Marino Badoaro e Tomaso Dandolo castellani di Corone e Modone, scrivono al doge sopra petizione del patriarca Alessandrino, che aveva chiesto non fosse permesso ad alcun vescovo greco di dimorare entro la sua giurisdizione. Dal tempo della ribellione nessun vescovo greco dimorò mai nei territori di Corone e Modone, dicendosi che quei vescovi furono causa di essa ; il castellano Belletto Giustiniani permise ad un veneto eletto vescovo di Corone di abitarvi, ma Marino Gradenigo castellano di Modone non accordò mai l’ingresso a certo Accindino ivi eletto vescovo. Frate Angelo da Camerino, allora vescovo di Modone, per proprio interesse, impetrò dal doge Pietro Gradenigo la permissione all’ Accindino di entrare nella sua sede ; questi vive ancora, ma fu deposto dall’ arcivescovo greco, e gli fu eletto a successore Basilio Mandilla veneto, confermato dal castellano Ugolino Giustiniani. È vero che nelle lettere dell’ arcivescovo dicevasi : Noi ti facciamo vescovo fino a die il Signore riduca nel dominio del santo Imperatore Modone; ma tal punto fu cancellato. Dicono vantaggiosa a Venezia la presenza di quel vescovo ; e ne espongono i motivi, e consigliano che sia lasciato in pace. Data a Modone. 106. — (1318), ind. I, Giugno 18. — c. 32. — Alfonso figlio di Federico re di Sicilia a Francesco Dandolo bailo ed ai consiglieri di Negroponte. Rispondendo a quanto gli esposero i frati minori Giovanni de Albingana e Corradino, dice di non poter credere i narratigli eccessi commessi dai suoi, che hanno ordine di trattare amichevolmente i veneziani, e di aver tosto comandato formazione di processo onde siano liberati i due cavalieri e puniti i malfattori. Protesta la sua amicizia per Venezia e chiede non gli si dia occasione di romperla. Data in Atene (v. n. 110). 107. — (1318), ind. I, Giugno 21. — c. 33. — Nicolò Zane duca in Candia e i suoi consiglieri scrivono al doge. I turchi catturarono in mare Marco Contarmi, devastarono l’isola di Santorino di Andrea Barozzi, e presero pure in mare molti cretesi e loro barche. Il duca scrisse ai turchi i quali risposero amichevolmente si indicassero loro i possedimenti veneti, che non li toccherebbero. Così fu fatto, ma ad onta a ciò scesero poi in Maggio nell’ isola di Scarpanto di Andrea Cornaro e la spogliarono d’ uomini e d’animali. Ora minacciano Candia verso Sittia, uniti a catalani. Il duca si prepara a riceverli. Ultimamente essi fecero un’ altra scorreria in Santorino ; provveda ora il doge e mandi i suoi ordini. Data a Candia (v. n. 115). 108. — 1318, Giugno 21. — c. 36. — Risposta del consiglio di Marsiglia e di Goffredo di Berengario dottore e vice vicario all’inviato veneto Guglielmo de Fre-ganesco. Non può Marsiglia soddisfare ai propri cittadini danneggiati, non avendo rendite proprie. Se le avesse, gradirebbe la proposta che ciascuna città paghi i propri danneggiati. Respinge il modo proposto pel già stipulato pagamento ai danneggiati di 70666 grossi torneai per parte. Affinchè i danneggiati delle due parti siano COMMEMORIALl, TOMO I. 35