DOGE: PIETRO GRADENIGO. 51) proposte di frate Agostino. Acconsente alla pace ed al secondo punto, aggiungendo che il patriarca non permetta il passaggio pei suoi Stati a nemici dfRizzardo da Camino cittadino veneto e di Treviso ; rifiuta 1’ aumento fino a 500 marche, ma fa sperare l’anticipazione di 4 anni ; dovendo in forza dei trattati il patriarca assistere Venezia per domare le eventuali ribellioni nell’ Istria, propone che insorgendone qualcuna sia diffalcata una somma, proporzionale alla sua durata, dalle annualità pagate da Venezia; accetta l’ultimo articolo. Se il patriarca assente, il frate può venire a dar mano alle trattative (v. n. 273 e 275). V. Minotto, Doc. ad FomnijuKi ecc., 59. 275. — s. d., (1306, Luglio, primi giorni). — c. 87. — Osservazioni verbali fatte da frate Agostino al Marchesini (v. n. 274). Prima di trattare vuol chiarito: se parlando di Rizzardo da Camino il doge volle alludere al solo territorio di Treviso ; se il da Camino muoverà 1’ armi contro il patriarca, permetterà Venezia che egli venga soccorso? Non recede dalla pretesa delle 500 marche, nè ammette di perdere alcun chè per le ribellioni in Istria, se non quando succedessero per colpa del patriarca. V. Minotto, Doc. ad Forumjulii ecc., (30 276. — 1306, ind. IV, Luglio 6. — c. 87. — Formula di privilegio di cittadinanza che si rilasciava, dietro proposta dei provveditori di comune, a chi avesse dimorato in Venezia per 15 anni adempiendo ai doveri prescritti. Tal privilegio dava i diritti di cittadino solo per 1’ interno dello Stato. Si muniva di bolla di piombo. Fu rilasciato a Iacopino da Riva abitante a S. Maria nuova. 277. — (1306), Luglio 8. — c. 87. — Lettera scritta per ordine del doge da Giovanni Marchesini a frate Agostino da Ascoli. Riferendosi ad anteriori trattative del frate e di Gualberto canonico d’Aquileia, ricorda il finale della nota qui riferita al n. 273 ; dice che il principe è disposto a negoziare ed appoggerà gl’ interessi del patriarca davanti ai consigli di Venezia, ove lo invita a venire se quel prelato è disposto a transigere amichevolmente. V. Minotto, Doc ad Forumjulii eoe., 59, e Doc. ad Belunum ecc , 96. 278. — 1306, Luglio 11. — c. 88. — Napoleone (degli Orsini) cardinal diacono di S. Adriano, legato apostolico, ad perpetuam rei memoriam, fa sapere che mentre dava opera a pacificare Bologna lacerata da interne fazioni, molti di quei cittadini nel di della pentecoste assalirono la sua dimora per ucciderlo ; che per ciò, e per avere gli stessi minacciato di morte il vescovo Uberto, i predicatori eremitani, gli ufficiali del comune che avevano publicato i monitori del legato e chiunque li portasse, li citò nel vescovado d’Imola a sentire la sentenza pronunciata contro di loro ; che finalmente, avendo indarno tentato ogni mezzo per ridurli a devozione, in forza della costituzione di Onorio III, li dichiara rei di lesa maestà, perpetua-mente infami, incapaci di ogni atto civile ; condanna i loro beni ad eterna rovina, confisca le loro proprietà a vantaggio della S. Sede, li dice decaduti con tutti i loro